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Valigie piene e nastrini rossi. “Da una parte all’altra dell’Italia senza un perchè”

La Redazione
Il nastrino rosso
Le storia di Patrizia e Claudia, insegnanti di sostegno. Vittime delle contraddizioni della "buona scuola"
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Si chiamano Patrizia e Claudia, ma potrebbero benissimo avere il nome di migliaia di insegnanti che in questi primi giorni di anno scolastico hanno riempito i bagagli e si sono spostate a centinaia di chilometri di distanza. Di distanza rispetto al tradizionale luogo di lavoro. Di distanza rispetto agli affetti, che poi sono le famiglie.

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Patrizia Tattoli e Claudia Salvemini sono due insegnanti, rispettivamente di 34 e 33 anni. La prima anche con un bimbo, Damiano, che “con occhi lucidi alla mia partenza – racconta – cercava rassicurazione sul giorno del mio ritorno a casa. Tutt’ora non so come gestire questa situazione”.

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Patrizia e Claudia sono insegnanti di sostegno nella scuola primaria. Dopo cinque anni di precariato, nel 2015 erano diventate titolari di cattedra. Oggi, dopo aver svolto l’anno di conferma in ruolo a Margherita di Savoia, sono tra le vittime di un errore madornale e di una scelta discutibile. Assunte a tempo indeterminato con la legge 107/2015 (nota come “buona scuola”), ma sballottate senza un criterio (o almeno senza un criterio trasparente) da una parte all’altra dell’Italia. Una a Milano, l’altra a Roma.

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Claudia e Patrizia, dopo la prima settimana di lavoro, sono tornate a casa. La prima in treno. La seconda in aereo per trascorrere il weekend con il piccolo Damiano. “Ma non so se potrò farlo sempre – specifica – visto che lo stipendio rischia di essere bruciato tra viaggi e albergo”. Sì, albergo. Perché affittare casa in questo momento significherebbe rischiare ulteriormente, essendo ancora in attesa di conoscere l’esito delle assegnazioni provvisorie che potrebbero riavvicinarle a casa o delle conciliazioni.

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Sia Patrizia che Claudia, infatti, sono tra le 4mila insegnanti con cui il Miur sta tentando un percorso di conciliazione. Di fatto un’ammissione di colpa sulla correttezza dei trasferimenti.

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Dovrebbe concludersi entro la prima metà di settembre – spiegano – ma al momento solo 1600 situazioni sono state considerate”. E mica è detto che la soluzione trovata possa essere ottimale. “Alcune colleghe – raccontano – hanno avuto la proposta di conciliazione da Milano in Emilia Romagna”. Il che non modifica nulla. Anzi, suona come una beffa.

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Decisamente beffarda pare essere la logica dei trasferimenti, pensata in maniera farraginosa e contorta, visto il numero dei posti vacanti in Puglia e gli organici di diritto inferiori a quelli di fatto. È l’effetto dei cosiddetti posti in deroga, che in provincia di Bari sono 255 per le insegnanti di sostegno della primaria. E complessivamente 1165 posti di sostegno, tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria. Se invece parliamo di numeri regionali, saliamo a 2000.

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Duemila posti liberi, in altre parole, che restano da attribuire a supplenza, a fronte dello spostamento di centinaia di insegnanti al nord. Un non senso di cui si fa a fatica a comprendere il motivo. “Eppure avevo un punteggio superiore a quello di tanti altri – è il commento di Patrizia – e avevo anche espresso ambiti diversi: Milano era la 38esima scelta per me”. Per Claudia Roma era la 27esima preferenza. Colpa del famigerato algoritmo, un calcolo matematico di cui neanche i sindacati conoscono la ratio.

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È una guerra tra poveri – è il commento implacabile di Claudia – e questa è tra le conseguenze peggiori della vicenda. Cosa chiediamo? Che si rifacciano i trasferimenti, cosa che peraltro non hanno mai fatto. E allora che almeno rendano stabili e disponibili i posti in deroga per poter rientrare in Puglia”.

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È questo uno dei cavalli di battaglia della Regione Puglia, che si sta dimostrando assai sensibile al tema. Così come i dirigenti scolastici sembrano aver compreso le ragioni delle insegnanti, per le quali l’Italia rischia di diventare un ascensore. Si sale per lavorare, si scende per andare dalla famiglia. Donne mediamente 40enni, che avevano costruito un progetto di vita sulla base dell’esperienza pluriennale in un posto e che, senza un criterio chiaro e trasparente, si sono trovate catapultate dall’altra parte dello stivale.

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Per non parlare – concludono – degli alunni che seguiamo, altre vittime di questo sistema. Non hanno un insegnante di riferimento con continuità. E per loro sarebbe importante averne uno”.

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E allora, con gli emblematici nastrini rossi, simbolo della protesta, stanno provando a scuotere le coscienze e a cambiare un sistema. A rompere, soprattutto, un incredibile circolo vizioso: più che un posto di lavoro, la “buona scuola” stabilizza la precarietà di un progetto di vita.

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lunedì 5 Settembre 2016

(modifica il 30 Luglio 2022, 10:24)

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Mariella Labianca
Mariella Labianca
7 anni fa

Continuo a leggere queste storie e mi chiedo perché… perché avete partecipato a questo maledetto gioco d’azzardo!
Sì perché fare domanda era come sedersi al tavolo di un casinò!
Io credo che arresterebero all’istante chi dopo aver perso si sognasse di alzare tutto questo polverone!
Io non ho mai pensato neanche per un secondo di poter lasciare mio figlio di 4 anni e mio marito e a quel tavolo non mi sono seduta.
Ognuno si assuma le responsabilità delle proprie scelte.
Siamo stufi di queste lacrime di coccodrillo! Siamo docenti, dobbiamo insegnare ai nostri alunni il rispetto della legge, la dignità e non l’esatto contrario!
#iohosceltolamiafamigliaenonmenepento

Maria
Maria
7 anni fa

Le colleghe avrebbero dovuto leggere con maggiore attenzione l’art.1 della Legge al Comma 108 della Legge 107 del 13 luglio 2015 (La Buona Scuola) che qui si riporta: (…)Successivamente, i docenti di cui al comma 96, lettera b), assunti a tempo indeterminato a seguito del piano straordinario di assunzioni ai sensi del comma 98, lettere b) e c), e assegnati su sede provvisoria per l’anno scolastico 2015/2016, partecipano per l’anno scolastico 2016/2017 alle operazioni di mobilità su tutti gli ambiti territoriali a livello NAZIONALE, ai fini dell’attribuzione dell’incarico triennale”!!! Dispiace tanto per queste situazioni soprattutto per le famiglie divise da questa legge ma vorrei che quando si riportano queste storie si dica tutta la VERITA’!!! Nessuno le ha costrette, la domanda di assunzione era VOLONTARIA!!Ognuno ha fatto le proprie scelte e adesso se ne assume le responsabilità!!!

Lacrime di coccodrillo
Lacrime di coccodrillo
7 anni fa

Quanto è facile impietosire i lettori! Soprattutto se questi non sono “addetti ai lavori”. Quando l’anno scorso compilavate la domanda VOLONTARIA ed inserivate una lista di 100 province, credevate forse che vi stessero sottoponendo ad un test di geografia? O avete accettato il ruolo SUBITO, scavalcando colleghi con punteggi magari più alti dei vostri PERO’ SUL TERRITORIO NAZIONALE? Ritenetevi già graziete dall’emendamento Puglisi che vi ha concesso di rimanere a casa per un altro anno, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia assegnata….le assegnazioni provvisorie prima dei tre anni, non erano previste dalla legge 107 detta “Buona Scuola”. E molti vostri colleghi hanno fatto una scelta coerente e rispettosa delle regole, regole che sono state cambiate in corso d’opera. Fatta la legge, si trova l’inganno….ooops l’emendamento.

lacrime di coccodrillo
lacrime di coccodrillo
7 anni fa

E’ come se si accettasse di giocare alla roulette russa e poi si rimanesse dispiaciuti dell’esito nefasto di questo perverso gioco…..ma per favore! Avevate letto o no la legge?

Patrizia Tattoli
Patrizia Tattoli
7 anni fa

La legge 107/15 la conosco molto bene. Ho scelto di fare domanda di assunzione dopo anni di subordinazione nella 4 fascia delle Gae. Secondo voi, che conoscete molto bene le Gae, quale alternativa avevo? Avevo punteggio e titoli ma finivo per essere scavalcata da chiunque fosse anche solo con riserva nelle Gae di terza fascia. Perché ero in quella maledetta quarta fascia? Solo perché IMMATRICOLATA nell’anno 2008 al corso di laurea abilitante, mentre ho conseguito il titolo prima ancora dei termini!
Ritornando alla questione della mobilità, se fosse stato gestito tutto con correttezza e trasparenza, non avrei avuto nulla da rivendicare! Ma avrei accettato la nuova sede e mi sarei rimboccata le maniche. Purtroppo non è possibile che chi abbia pochissimo punteggio abbia occupato in Puglia posti che invece a me ed altri sono stati negati. È un diritto che deve essere tutelato.