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Storia di un cucciolo indifeso e di un lieto fine

La Redazione
Il cucciolo indifeso
Un cagnolino in mani poco affidabili, la mobilitazione di un gruppo di cittadini, il ritrovamento, l'adozione. La famiglia Manzoni è pronta a prendersi cura del cucciolo
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Breve storia triste, per fortuna conclusa dal più classico dei lieti fini. La storia riguarda un cagnolino, ma pure una famiglia, che in 24 ore fa tutto e il contrario di tutto per rendergli la vita migliore. E per adottarlo.

Partiamo dall’inizio. Sono le ore centrali della mattina quando Fausta, donna che ha la passione per gli animali, e soprattutto per gli animali indifesi, vede nei pressi di un supermercato della città un cucciolo in condizioni disagiate, tra le mani di una persona poco raccomandabile. Conosce quella persona perché possiede altri cani in un accampamento nella periferia della città, e quei cani, raccontano, sono tutt’altro che in buone condizioni. Fausta scatta una foto al cucciolo e decide di pubblicarla su Facebook.

Parte la corsa di tanti molfettesi. Si mobilitano, cercano il cane. Tra questi c’è Stefano Manzoni, con la sua famiglia. Ha già due cani, peraltro salvati da condizioni che definire disagiate è poco. Uno fu trovato 13 anni fa nei pressi di torre Calderina. Era a pesca e quel piccolo cane decise che Stefano sarebbe stato il suo padrone. Vi si avvicinò e non lo mollò più. L’altra fu salvata qualche anno fa in occasione di una nevicata nei pressi di Corato: era in una scatola, ora è praticamente rinata.

Stefano e gli altri, assieme alla Lega del cane, cercano il cucciolo per tutto il pomeriggio, si recano nell’accampamento del signore che in mattinata era stato visto con lui. Quest’ultimo candidamente dice di averlo venduto per un bric di vino a un altro gruppo di persone. Stefano e gli altri ci contattano, ci raccontano di aver denunciato l’episodio ma di non aver trovato troppo ascolto. Ci chiedono una mano.

Passa un’oretta, ed ecco la svolta. Un volontario della Lega del cane, Fabio La Forgia, riconosce il cucciolo nelle mani di una persona che, come era accaduto in mattinata, tutto sembra fuorché raccomandabile. È lui a salvarlo, è lui a tentare di ridargli dignità. È lui a portarlo a Stefano, che lo adotta e questa mattina promette di vaccinarlo e dargli tutto il calore che merita.

“Il cane era spaventato – racconta la figlia di Stefano – tremava, ora è tranquillo e coccolone. Siamo contenti della mobilitazione delle persone. Ora speriamo che anche altri cani presenti in quell’accampamento possano essere salvati”. Sì perché la bella storia finisce qui, e inizia una nuova pagina triste: in quella zona di periferia pare ci siano altri animali in condizioni pessime. La mobilitazione, quindi, continua. E la speranza è che la storia triste, anche in questo caso, abbia il lieto fine.

venerdì 21 Luglio 2017

(modifica il 30 Luglio 2022, 1:08)

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Petruzzella Antonio.
Petruzzella Antonio.
6 anni fa

È la storia che si ripete. Quella stessa persona che da perecchi anni sosta vicino a quel supermercato,con cane per attirare l'attenzione facendo leva sulla generosità dei passanti, i quali credono di offrire una mancia per sfamare il cane,invece quei soldini finiscono sempre in vino.Se non ricordo male già qualche tempo fa,quella “risorsa” fu condannato per maltrattamenti.Da molti anni vive in Italia solo per bere vino.

Giulio Petruzzella
Giulio Petruzzella
6 anni fa

Nell'accampamento descritto nell'articolo, se ho capito bene, ho visto anche un pavone in gabbia!