E se nella modernità del 2017 si cerca la novità, l’originalità e il cambiamento è anche vero che noi molfettesi siamo ancorati alla tradizione che anche se vecchia resta croccante da assaggiare. Il Natale è il momento che più si presta al ricordo, all’amore per il passato e alle leccornie di ogni genere.
Dolci, panettoni, grandi pranzi e cenoni interminabili. Sempre meno chi si presta al lavoro fatto in casa, ad intingere le cartellate personalmente nel vincotto e stendere la massa dei cuscinetti.
Eppure, non è passato così tanto tempo da quando ci si recava da “Giovanni delle uova” per scegliere le spezie più adeguate a insaporire i propri pasti. E se questo nome non riesce a dire niente significa che si è troppo giovane per conoscere quell’uomo da cui si recavano tutte le massaie per comprareciò che serviva per la tavola di casa propria. Aromi, spezie e soprattutto uova. Allora tanto vale chiedere ai propri genitori o nonni. Loro di certo ne sapranno di più.
E sempre loro, magari lungo la strada per recarsi in questo posticino dalle mille cose, si saranno imbattuti nel periodo dicembrino in Mauro. Anche questo un nome comune ma che, accompagnato dall’appellativo “U’rome”, dà spunto a ricordi forse ormai remoti. Si narra che Mauro nella capitale ci fosse andato davvero, per fare il militare, matornando in provincia decise di vendere santini e soprattutto il calendario di Frate indovino: oggetto indispensabile per l’inizio del nuovo anno. Le vecchiette al pian terreno aspettavano con pazienza con la loro offerta tra le mani e quando arrivava, “un pensiero in più era sistemato”.
Oggi di venditori di passaggio per le abitazioni ce ne sono pochi ma non sono scomparsi del tutto. I venditori di uova e scope, con i loro altoparlanti, sorprendono solo chi non è abituato a sentirli. Per il resto, è un lungo tuffo nel passato: l’ombrellaio che passava nei giorni più freddi, l’arrotino con la sua inconfondibile litania, il gentile signore che portava strofinacci nei quartieri periferici. Ognuno aggiunge qualcosa al tempo che fu. Come il compianto Donato. Chiamato “delle gazzose”, ma in realtà raccoglieva scarti ferrosi.
Persone e personaggi che i grandi ricordano con affetto. Ancor di più nel mese che li ricollega al senso tutto tradizionale delle proprie cose. E allora concludiamo con “Piripicchio”, che molfettese non era, ma che i molfettesi ricordano con affetto. Faceva piccoli spettacoli per strada, alla portata di tutti. E si rideva di gusto. Sembra passata una vita. Per certi versi lo è. Oppure no, è quasi come se fosse ieri. Piacevolmente ieri.
Donato, detto “delle gazzose” era chiamato così perchè in estate andava sul molo col suo carretto e vendeva le gazzose agli scaricatori di porto che lavoravano presso le navi ed ai pescatori sportivi; tra questi c'ero io che da ragazzo passavo la intera estate sul molo a pescarev i cefali.
Per piacere, se dovete scrivere in lingua molfettese fatevi aiutare da qualcuno che la conosce… Non perpetrate anche voi lo scempio che se ne fa sulle lenzuola e sui social…
Nel ricordo dei personaggi della nostra storia.
Nei miei ricordi c'è Giovanni delle uova che era anche l'uomo che vestiva i morti prima del funerale ed aveva un suo modo di preghiera quando vestiva la salma.
Per quando riguarda U'ROME se non ricordo male era anche lo spazzacamino dell'epoca,
era molto magro e alto circa 1,90.
Il servizio scrive dell'ombrellaio, ebbene l'ombrellaio più famoso che io ricordo era RUGGIERO LO ZINGARO “R GGIR U ZINGR” che si vestiva da ZORRO,ed era una persona onesta e fedele alla città di MOLFETTA.
Oltre ai famosi PIRIPICCHIO e DONATO DELLE GAZZOSE altri non citati.
In vernacolo molfettese, ricordando Mauro 'u rome e il suo mestiere,come si dice spazzacamino? Qualcuno dei vecchi molfettesi se lo ricorda? Grazie!!