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Intervista a nonna Titina: “Il dialetto fa parte di noi. Conserviamolo”

Alessia Sciancalepore
Nonna Titina
Una settimana dopo aver raccontato la sua storia, abbiamo raccolto le sue dichiarazioni
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Abbiamo iniziato la scorsa settimana parlando di nonna Titina, delle storie narrate in vernacolo e dei suoi video, ormai diventati un must su Facebook.

Vogliamo ricominciare la nuova, parlando ancora di lei, lasciandole la parola, coerentemente con un fil rouge che ha attraversato questi giorni. Infatti il 17 gennaio, è ricorsa la “Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali” che porta avanti l’obbiettivo pregevole di sensibilizzare le comunità di tutta Italia sull’importanza di tutelare patrimoni e saperi legati alle culture locali, focalizzandosi in modo particolare sui dialetti. Espressioni ancor vive della nostra autenticità regionale, i dialetti sono una gemma del nostro passato da conservare gelosamente.

Noi molfettesi possiamo vantare una singolare tradizione dialettale, che affonda le sue radici nei vicoletti del centro storico, tra le bancarelle del mercato ortofrutticolo, tra gli inginocchiatoi delle parrocchie e tra i banchi di scuola. Sì, anche a scuola. Ed il motivo ce lo ha svelato proprio la docente, ora in pensione, Antonietta Spadavecchia, alias nonna Titina.

Qual è il segreto del dialetto molfettese e di questa sua raccolta?

Nei primi anni ’70 venne emanata una circolare dal provveditore di Bari, con la quale si invitava noi maestri a rafforzare e rivalutare l’uso del dialetto, in quanto testimonianza di una cultura ancora viva nella voce del popolo. La mancanza di una vera e propria raccolta integrale di testi, nenie, filastrocche in dialetto mi ha dato l’idea di scrivere il libro “Ricordi ritrovati” in collaborazione con la mia collega Isabella Cirilli.”

Ma quali sono state le fonti dalle quali ha attinto?

Per parecchi anni ho esortato e stimolato i miei alunni a raccogliere dalla voce dei loro nonni, parenti e conoscenti tutti i ricordi possibili che avessero scandito il loro passato. Una volta andata in pensione, ho continuato questo lavoro di meticolosa ricerca e sono stata fortunata perché ho incontrato informatori che mi hanno fornito altre importanti informazioni.

Solo recentemente e quasi per gioco, la testimonianza di nonna Titina ha preso corpo in modo ancora più concreto. In che modo?

“Ogni domenica, quando ci riuniamo in famiglia (a prendere la parola è una delle nipoti, ndr) lei è solita narrarci storie e aneddoti dei tempi passati, prendendo spunto dal suo libro. È da questa consuetudine che noi nipoti abbiamo pensato di registrarle dei video e di metterli su Facebook, abbiamo pensato che così molti avrebbero potuto godere di queste perle della nostra tradizione.”

Ma cosa pensa la nonna del mondo social di Facebook?

“La nonna (risponde sempre la nipote, ndr non sa come usarlo o non conosce le potenzialità che questo strumento possiede, tant’è che è davvero sorpresa del grande seguito che sta avendo la pagina, avendo il progetto delle radici puramente reali e per nulla virtuali.”

Idea vincente quella di coniugare la tradizione delle narrazioni, con il social network più famoso del mondo. Ma in che modo la tecnologia può essere un valore aggiunto per la diffusione delle nostre tradizioni?

“E’ sicuramente molto utile per vari aspetti. Nel caso della mia pagina, è seguita anche da molfettesi da qualsiasi parte del mondo, che mi ringraziano perché attraverso questo mezzo si sentono più vicini alle loro radici. Attraverso i miei video hanno potuto riportare alle mente la loro fanciullezza o quella dei loro cari.”

Ma una piccola anticipazione, considerata la possibilità che abbiamo di parlare con nonna Titina, è d’obbligo: cosa ci sarà in serbo per l’imminente festività di Carnevale?

“Continuate a seguire la pagina per scoprirlo…”.

Il periodico appuntamento con i suoi video, certamente non lascerà passare in sordina la festa più colorata e bizzarra dell’anno, ma quali ricordi riporterà alle nostre memorie? Nonna Titina ci accorda il beneficio del dubbio lasciandoci sospesi nell’attesa del suo prossimo racconto.

Certamente, ora, sarà chiaro a tutti quale sia l’obbiettivo e la finalità delle narrazioni di nonna Titina: esortarci a non dimenticare da dove veniamo. Per farlo con efficace pregnanza, lei stessa afferma: “Cito il grande scrittore, giornalista e romanziere Umberto Eco il quale affermava che il dialetto dovesse rimanere elemento di identità, con le sfumature di cui si era arricchito nei secoli”.

Dunque non lasciamo che le sfumature sbiadiscano, ma ricalchiamone i profili.

Ancora una volta grazie, nonna Titina.

lunedì 22 Gennaio 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 18:09)

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