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Davide Petruzzella, 22 anni e il sogno di diventare regista

Arianna de Ceglia
Davide Petruzzella
Il suo primo film si chiama "Time out", la voglia di crescere è tanta
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Davide Petruzzella è un ragazzo di 22 anni come tanti, molfettese come tutti ma con una grande passione che lo rende originale e meritevole della nostra attenzione.

Se infatti tutti noi ci siamo ritrovati almeno una volta nella vita a vedere un film al cinema o in televisione o addirittura sul nostro smartphone con entusiasmo e curiosità, Davide fa di questo la sua ambizione. Vorrebbe diventare un regista. Ci siamo quindi cimentati con lui in questo mondo così apparentemente sensazionale per scoprirne le dinamiche di chi lo ama e ne fa parte.

“Vorrei immaginarmi in un set. Sono pronto a fare la gavetta e a partire da qualsiasi ruolo ma purtroppo arrivare ai vertici appare per me un qualcosa di molto lontano”.

Davide infatti ci spiega di come il mondo del cinema sia ormai cambiato. Di come per avere visibilità sia molto più immediato aprire un canale youtube e fare video da youtuber che hanno un successo elevatissimo. Tutte cose, però, che che con il cinema non c’entrano nulla. Dopo varie pressioni sociali però, il contatto con il mondo web è stato inevitabile e il primo film di Davide appare in un sito dove si può acquistare con una cifra simbolica.

Time out, il mio primo film, è un thriller psicologico dalla durata di 50 minuti. Sto lavorando anche ad un altro progetto da presentare al centro sperimentale di cinematografia di Roma sperando che vada al meglio perché la meritocrazia talvolta è poca e gli ostacoli si moltiplicano sempre più”.

Ma cosa porta un ragazzo a voler diventare un regista? Perché proprio un regista? “Voglio raccontare. Il mio scopo è dire la mia. Voglio far vedere agli altri ciò che vedono i miei occhi. La massima espressione, la mia anima la concretizza nella settima arte. Mi piace. Anzi, la amo. La mia speranza è questa”.

Davide ha la fortuna di essere appoggiato da un mondo che lo sostiene e incentiva la sua creatività. La sua famiglia, i suoi amici ma soprattutto l’associazione culturale Malalingua che crede in questa sua passione.

“Ho provato a iscrivermi ad ingegneria, poi ho pensato di dirottare verso psicologia ma una voce dentro me urlava la verità. E anche se la strada è lunga, anche se ho ancora tanto da imparare, non posso farci nulla. Il mio progetto di vita è questo”.

martedì 23 Gennaio 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 18:08)

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