Attualità

Da Molfetta alle ricerche Enea, l’esperienza di Ignazio Vilardi

Angelo Ciocia
Ignazio Vilardi in azione
"Senza lavoro non c'è dignità e per non perderla siamo disposti a lavorare a migliaia di chilometri da casa, pur lasciando i nostri affetti nella nostra città di origine", le parole del ricercatore in ENEA Casaccia
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Agosto 2017, sotto il bel sole estivo molfettese il cielo si fa grigio e cupo. Ma resta il sole. Si, perchè il sole splende per i numerosi giovani molfettesi, “costretti” ad emigrare altrove per ragioni di studio o di lavoro. Cielo cupo e grigio perchè Molfetta, lo scorso agosto, è risultata essere la prima città della provincia di Bari con il più alto tasso di “cervelli in fuga”.

Fenomeno che ha colpito anche Ignazio Vilardi, molfettese purosangue, da anni ricercatore fuori Molfetta.

“Mi occupo del monitoraggio della radioattività intorno al sito Casaccia, in particolare coordino la rete di sorveglianza ambientale, effettuata mediante un complesso di misure radiometriche, aventi lo scopo di valutare i livelli di radioattività negli alimenti e nell’ambiente – sono le parole del fisico molfettese – Inoltre da responsabile, svolgo attività di radioprotezione presso l’impianto nucleare di ricerca Tapiro, presenta in ENEA a Casaccia”.

I dettagli di un lavoro che Ignazio Vilardi è stato costretto a cercare fuori Molfetta. Come lui tanti giovani. Valigia in mano, con dentro sogni e desideri. Paure e incertezze.

“Essere costretti ad andare fuori città provoca un sentimento di tristezza perchè ci sono persone con elevate capacità che potrebbero essere utilizzate per migliorare il proprio territorio e invece vengono “svendute”. Idealmente, andare fuori città dovrebbe servire, ad ognuno di noi, per la propria crescita professionale, interfacciandosi con altre realtà lavorative – continua – Purtroppo, invece, non viviamo in un mondo ideale e quindi tale fuga dei cervelli avviene esclusivamente per mancanza di opportunità lavorative nella nostra terra”

Purtroppo non c’è un mondo ideale. Purtroppo Molfetta, la nostra provincia, la nostra regione, il nostro Mezzogiorno non danno opportunità lavorative per tutti. Per fortuna, i giovani sono ambiziosi. E quindi si armano di buona pazienza, una dose di coraggio, fanno la valigia e vanno via. Estero o Italia settentrionale. La voglia di sognare da un lato. La paura di illudersi e stare lontano dalla famiglia dall’altro lato. Però si parte. E magari si ritorna a Molfetta, saltuariamente o frequentemente. Però si ritorna.

“Quando torno a Molfetta le emozioni sono forti. Qui ho la ragazza, gli affetti familiari e tutti gli amici di infanzia con con cui condivido ancora oggi serate e giornate di svago – conclude – Però il tempo è tiranno. Inutile raccontare l’amarezza che provo quando devo rientrare nel luogo di lavoro; è diventato un aspetto abituale della mia vita quotidiana che alcune volte mi fa apprezzare quello che magari non apprezzavo in precedenza. Ho massimo rispetto per i molfettesi “emigrati”. Senza lavoro non c’è dignità e per non perderla siamo disposti a lavorare a migliaia di chilometri da casa, pur lasciando i nostri affetti nella nostra città di origine”.

Per non perdere la dignità. Per continuare a sognare. Per realizzare i propri studi. Per tornare e abbracciare i cari. Per fare la valigia e ritornare a lavoro. Per prenotare il low cost di turno per “scendere” a Molfetta.

La vita dei cervelli in fuga molfettesi. L’esperienza di Ignazio Vilardi.

martedì 20 Marzo 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 15:40)

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