Attualità

“A Molfetta la criminalità è diventata un’emergenza”

La Redazione
Incendio di tre autovetture
Matteo D'Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico, lancia una dura accusa rispetto alla situazione attuale dell'ordine pubblico
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Ventitré incendi di auto a Molfetta nel 2020. Un numero elevato che invita a riflettere. “Si convochi un consiglio comunale monotematico sulla sicurezza”, aveva invitato Matteo D’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico, subito dopo l’incendio di tre autovetture la sera del 24 settembre.

Neanche il tempo di mettere al proprio posto i tasselli, ecco un nuovo incendio, sempre in zona parrocchia San Giuseppe, questa volta lunedì scorso alle 22. Un evento di cronaca che ha riacceso, è il caso di dirlo, la verve di Matteo D’Ingeo, da sempre attento agli eventi delinquenziali in città.

“Il sindaco Tommaso Minervini, e i suoi compagni di viaggio del “NOI”, continuano a mistificare la realtà promuovendo e rappresentando artificiosamente una Molfetta qualitativamente vivibile e la candidano a “Capitale della Cultura 2022”. La realtà, purtroppo, ci racconta altro – scrive Matteo D’Ingeo – La quotidianità che viene percepita fuori dal “Palazzo” è diversa dalla narrazione, a volte grottesca, che Minervini ripropone spesso con i suoi comizi di propaganda, quasi giornalieri, e che hanno avuto la loro massima diffusione specialmente durante la propaganda elettorale del suo candidato alla regione. Ebbene, Sindaco, da quest’altra parte della barricata i cittadini hanno una percezione diversa della città”.

Il coordinatore del Liberatorio Politico continua la narrazione della città dal suo punto di vista. “Lasciando da parte i giudizi sul “circo mediatico” dello sviluppo economico e turistico della città, soffermiamoci sulla percezione della vivibilità, sicurezza e della cultura della legalità nella nostra città. Mentre lei studia, stando seduto dietro la scrivania, i compiti da impartire al suo “condottiero”, che deve andare in regione a rastrellare fondi da far confluire nelle casse comunali, la città brucia. Sta bruciando un po’ la volta e cittadini inermi, quartiere dopo quartiere, assistono sbigottiti alla distruzione delle loro auto. Non sappiamo quanti di loro denunciano l’accaduto per dolo, perché malconsigliati non vogliono perdere quel minimo risarcimento dalle assicurazioni se si accerta il famoso “corto circuito”. Ma anche se fosse così, gli incendi avvengono e qualcuno deve farsi carico di scoprire l’autore, sperando che ci siano sempre solo danni materiali”, è il suo commento.

Matteo D’Ingeo continua nella sua sete di sapere le cause di questi eventi che fanno balzare Molfetta agli onori della cronaca. “I cittadini hanno diritto di sapere se nella loro città, ci sono piromani seriali, piromani d’occasione o di emulazione; se gli incendi d’auto sono atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se a Molfetta, e nelle città limitrofe, siano in atto operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse. Probabilmente potrebbero esserci anche altre possibilità di lettura dei fenomeni ma, almeno, troviamone una di soluzioni perché, 360 auto bruciate in dodici anni, di cui 23 solo quest’anno, vuol dire che 360 famiglie hanno avuto un danno economico, oltre allo stress e la paura che queste situazioni possono generare.

Questa amministrazione, oltre a raccontarci la storiella della “città vivibile”, e quindi sicura, non ha fatto nulla per attivare canali istituzionali per cominciare ad affrontare il problema, almeno noi poveri mortali non abbiamo mai letto atti ufficiali.

Anzi, ha fatto di peggio; l’unico strumento che metteva intorno allo stesso tavolo istituzioni e cittadinanza attiva per monitorare la città, e proporre soluzioni, era il “Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali”. Ho detto “era” perché questo organismo istituzionale è stato “silenziato” e “imbavagliato” e non è stato più convocato dall’11 giugno 2019. È anche questo il motivo per cui mi sono dimesso dalla carica di vice presidente del Comitato. Ma l’inerzia di quest’organismo, nonostante le proposte avanzate dal “Liberatorio Politico”, non ha prodotto neanche l’avvio di un confronto. Pensate che al primo punto delle dieci proposte c’era una proposta che riguardava proprio il problema degli incendi notturni.

Si proponeva il prolungamento dell’orario di servizio della Polizia Municipale fino alle ore 24 e il pattugliamento nelle ore notturne di Carabinieri e Guardia di Finanza, in coordinamento con le società di vigilanza privata. Questo è il minino che un sindaco possa prevedere come prevenzione”.

mercoledì 30 Settembre 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 10:22)

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Daniela allegretta
Daniela allegretta
3 anni fa

Ma semplicemente telecamere?

Lino Lupis
Lino Lupis
3 anni fa

E' vero, a Molfetta c'è purtroppo tanta di quella gentaglia…spazzatura per le strade,individui chiassosi seduti ai bar volgari e maleducati. Macchine in giro con impianti stereo a tutto volume. Non stiamo certamente meglio dei quartieri malavitosi di Napoli o Palermo…meno male che c'è qualcuno con un po di coraggio come d'ingeo che tampona il lassismo delle autorità Molfettesi.