Cronaca

La terribile notte dei pescatori: “Dalle 2 al molo Pennello per limitare i danni alle nostre barche”

La Redazione
Il Luigi Padre
Tra lunedì e martedì l'escalation del vento e delle onde, purtroppo attesa. Alessandro Gadaleta racconta le vicissitudini del suo "Luigi Padre"
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Prima il timore che potesse succedere, poi le prime avvisaglie di ciò che sarebbe successo. Quindi la presa d’atto che purtroppo stava succedendo. La notte tra lunedì e martedì è stata un incubo per i pescatori molfettesi. Il forte vento li ha spinti a passare la nottata a tu per tu con le loro barche. Per proteggerle dalle intemperie del tempo, ma anche da una situazione che non mette minimamente in sicurezza il mezzo del proprio lavoro.

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Erano circa le 11 – afferma Alessandro Gadaleta, pescatore del Luigi Padre – e stavo dormendo. La situazione era tranquilla, poi alle 2 è diventata pericolosa, la barca non era più in sicurezza e ho deciso di presidiarla. Alle 5 si è rotta la catena, la barca ha iniziato a sbattere e ci sono stati i primi danni”.

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Alessandro non è stato l’unico a temere per la propria imbarcazione. Nella notte in tanti sono scesi per strada, per raggiungere il molo Pennello. “Si è rotta la poppa – prosegue Alessandro – ma la nostra presenza ha arginato i danni. Abbiamo messo i parabordi e siamo riusciti a tamponare. Ma se non ci fossimo stati, cosa sarebbe successo?”.

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Domanda puramente retorica perché tutti loro sanno bene che i danni sarebbero stati ben più ingenti. Non è la prima volta che un episodio del genere si verifica. Nel 2013 era già accaduto e fu anche peggio. “Per fortuna stavolta non è stato così forte. Dovesse succedere di nuovo, con quella intensità, perderemmo le barche”.

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I pescatori di Molfetta da tempo lamentano una situazione del Porto praticamente insostenibile. Il moto ondoso, “imbottigliato” all’interno del porto, spesso e volentieri rischia di diventare molesto.

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Sono in barca da 26 anni – conclude Alessandro – e ne avevo 13 anni quando ci salii per la prima volta. È il nostro pane, qui dietro ci sono sacrifici di una vita. Vengo da cinque generazioni di pescatori. Io sono nato qui, so tutto della tradizione dei cantieri”. Ed è per questo che l’urlo doloroso di quelli come lui a maggior ragione va ascoltato. È la nostra storia a parlare.

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giovedì 1 Dicembre 2016

(modifica il 30 Luglio 2022, 8:26)

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