Cronaca

Processo porto, le difese contestano tutto: il Tribunale decide l’8 gennaio

La Redazione
Il cantiere del porto visto dall'alto
Alla prossima udienza l'insediamento della nuova presidente del collegio giudicante
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Inutilizzabilità di alcuni atti di indagine perché effettuati oltre i termini consentiti per le indagini preliminari; mancata disponibilità, a tutt’oggi, per le difese di alcuni atti; inammissibilità della costituzione del Comune di Molfetta come parte civile. Sono le questioni che dovrà dirimere, il prossimo 8 gennaio, il Tribunale collegiale di Trani nell’ambito del processo per i presunti illeciti relativi alla realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta (non ancora completato), per i quali sono imputati il senatore Antonio Azzollini (sindaco della città all’epoca dei fatti contestati) e altre 41 persone, più cinque società.

Del processo, cominciato nel marzo scorso, si sono tenute già cinque udienze, l’ultima delle quali ieri. Ma soltanto in occasione di questa ultima udienza le difese hanno potuto sollevare una serie di eccezioni preliminari: durante le precedenti, infatti, l’imminente trasferimento di alcuni giudici ad altra sede aveva reso impossibile avere un collegio completo e poter entrare nel vivo del processo. Dall’8 gennaio, peraltro, ci sarà un avvicendamento alla presidenza: Marina Chiddo, in arrivo a giorni dal Tribunale di Bari, sostituirà Laura Cantore. L’accusa, invece, dopo il trasferimento ad altra sede del pm Antonio Savasta e quello ad horas anche di Michele Ruggiero, viene rappresentata da Giovanni Lucio Vaira.

Le 42 persone finite a processo devono rispondere – a vario titolo – di associazione per delinquere, falso, abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture, violazioni ambientali e paesaggistiche e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi. I lavori del nuovo porto commerciale di Molfetta erano lievitati da 72 a 147 milioni di euro. Secondo l’accusa i finanziamenti statali soltanto in parte servivano per la realizzazione dell’opera pubblica, la restante era utilizzata per opere “di natura sociale, culturale e sportiva” che nulla avevano a che fare con il nuovo porto commerciale. Inoltre, erano stati appaltati nel 2007 senza aver completato la necessaria bonifica dei fondali dagli ordigni bellici.

Oltre ad Azzollini, tra gli imputati figurano anche l’ex dirigente comunale ai Lavori pubblici, Vincenzo Balducci, e il procuratore speciale della Cmc di Ravenna (azienda aggiudicataria dell’appalto) e direttore del cantiere, Giorgio Calderoni, quesfi ultimi due finiti in manette il 7 ottobre 2013. In quella data i finanzieri e il corpo forestale eseguirono anche il sequestro dell’intero cantiere portuale. Il porto è stato dissequestrato nel maggio 2015 per consentire la messa in sicurezza e la prosecuzione dei lavori.

In particolare l’avvocato Felice Petruzzella, ieri, ha eccepito che alcuni atti di indagine relativi alla posizione del senatore Azzollini sarebbero stati effettuati oltre il termine massimo di due anni previsto per le indagini preliminari e, per questo, non sarebbero utilizzabili nel processo. Anche su questo il collegio decidere l’8 gennaio prossimo, prima di passare ad ascoltare il primo testimone dell’accusa.

martedì 12 Dicembre 2017

(modifica il 29 Luglio 2022, 19:47)

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