Ridare vita a un fantasma. O, meglio ancora, consentire a qualcosa che non è mai davvero esistito di esistere. Cancellare e riscattare un aborto. Se volere è potere, tutto ciò non è impossibile.
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C’è chi si dichiara disposto a offrire il proprio contributo perché questa sorta di miracolo si realizzi. Ieri sera, a Palazzo Giovene, si è tenuto un incontro promosso dall’associazione Tesla e aperto alla cittadinanza molfettese: si è discusso il caso Cittadella degli Artisti.
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La struttura in questione, dopo essere stata inaugurata nel luglio 2015, è stata chiusa nella scorsa estate. L’amministrazione comunale ne ha decretato la chiusura a causa di inadempienze dell’Ati vincitrice del bando di gestione della struttura.
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Frutto di un progetto estremamente ambizioso, costruita con uno sforzo economico notevole, dotata di attrezzature all’avanguardia, la Cittadella oggi non è funzionante. Un luogo pensato per essere il cuore pulsante della vita culturale e sociale della città, è abbandonato a se stesso.
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L’incontro di ieri sera ha cercato di sondare disponibilità di vario tipo ad un’opera di rivalutazione e rivitalizzazione della struttura.
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L’introduzione della discussione è stata affidata a Marco Di Stefano, che ha funto da moderatore, e Riccardo Sallustio, presidente di Tesla. Quindi si è sviluppata una vera e propria assemblea, un dibattito collettivo a cui ha partecipato una fetta consistente del pubblico presente.
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Giulio Calvani ha cercato di chiarire la questione della Cittadella su un piano politico-amministrativo: “Tutto risale ad un bando regionale indetto da Bollenti Spiriti nel 2006, volto a stimolare l’inaugurazione di laboratori urbani in ben 151 comuni pugliesi. Ci sono state alcune esperienze positive ed altre fallimentari. Fallimentare è stato il caso di Molfetta, dove tra l’altro la Cittadella degli Artisti è stata frutto di un ulteriore bando comunale del 2009. Quest’ultimo ha avuto come oggetto la ristrutturazione e gestione culturale di un edificio cittadino abbandonato e inutilizzato.
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“L’errore – ha proseguito – è stato quello di elaborare un piano di gestione dall’alto, di limitare l’organizzazione vincitrice del bando al mero compito di attenersi a tale piano, con scarsa possibilità di intervento attivo sul funzionamento della struttura. Un progetto di gestione di uno spazio culturale dovrebbe essere invece affidato, almeno in parte, ad un’organizzazione che abbia specifiche competenze culturali, non certo ad un’amministrazione”.
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Calvani ha evidenziato la possibilità teorica della promulgazione di un nuovo bando da parte del commissario straordinario Passerotti. Un bando che si auspica diverso da quello del 2009: non dovrebbe essere concessa più la semplice gestione, bensì l’utilizzo dell’edificio.
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Dovrebbe insomma essere lasciata, all’eventuale ente vincitore del bando, la responsabilità di ideare autonomamente un piano di gestione.
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Hanno preso poi la parola operatori culturali teatrali. Pietro Capurso ha sottolineato come “un’unione di poche associazioni non possa proporsi come organizzazione capace di sostenere il notevole peso economico e gestionale della struttura. Piuttosto bisognerebbe cercare un’unione di tutte le associazioni culturali cittadine, per poter presentare al Comune una richiesta di gestione temporanea, di prova, della Cittadella”.
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Francesco Tammacco del Carro dei Comici ha poi fatto chiarezza sulle vicende successive alla chiusura della Cittadella: “È stato proposto alla nostra e ad altre associazioni, coadiuvate dal Teatro Kismet, di prendere in provvisorio affidamento la struttura sino al passaggio ad una nuova amministrazione. Abbiamo deciso di rifiutare, a causa del budget eccessivamente esiguo che il Comune intendeva mettere a nostra disposizione. Al momento la situazione è paradossale. La Cittadella non funziona, eppure è illuminata anche di notte, e non casualmente. Passerotti ha pensato in questo modo di preservarla da atti vandalici”.
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Uno stato curioso: una struttura chiusa ma illuminata, in bilico tra vita e morte, dormiente ma non spenta. Vito D’Ingeo del Tetrermitage ha poi insistito sul concetto di “rete di collaborazione tra le varie associazioni culturali. La vera responsabilità della chiusura della Cittadella è stata dell’amministrazione. L’Ati, pur provando a modificare il piano di gestione preso in affidamento, non è stato affiancato dalle associazioni culturali, non ha avuto la possibilità di pensare e agire ad un livello comunitario.
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Questo nostro incontro, in questo senso, è fondamentale. Ci dimostra l’esistenza di un’opinione pubblica attiva e interessata al destino di uno spazio culturale fondamentale per la crescita della città. Stiamo cercando di creare la nostra rete di collaborazione, di metterci nella condizione di vincere un eventuale prossimo bando. Il contributo delle associazioni culturali è necessario, ma non può essere offerto senza una sostenibilità economica e sociale del Comune. Abbiamo bisogno di interlocutori politici permanenti, e non possiamo fare affidamento su una figura momentanea come Passerotti.”
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La discussione, dopo tutti questi interventi, è scivolata verso la sua conclusione. L’atmosfera è stata informale, priva di ogni aura di ufficialità. Ne è emerso un confronto tra opinioni diverse, una dialettica costruttiva. C’è stata vivacità, c’è stata vita, in attesa che possa tornare a vivere e pulsare anche la Cittadella degli Artisti.
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