Spettacolo

“Enricomincio da me”. Brignano torna a riscaldare Molfetta

Luigi Caputi
Enrico Brignano a Molfetta
Spettatori deliziati dalla comicità leggera e pungente del celebre attore
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Enri-cominciare. Vincere sul tempo: dargliela a bere, farlo ubriacare, ingannarlo. Depistarlo, divertirlo nel senso etimologico di trarlo provvisoriamente fuori dal suo rigido corso.

Enrico Brignano, nella serata di ieri, è riuscito in questo intento. Molfetta ha avuto il privilegio
e il merito di ospitare, in Banchina San Domenico, una delle due tappe pugliesi del tourEnricomincio da me.

Il celebre comico romano, con il suo inimitabile stile, leggero senza essere frivolo, pungente ma non corrosivo, ha chiuso in bellezza la rassegna “Luci e Suoni a Levante” organizzata dalla Fondazione Valente. Giunto oltre il cinquantunesimo anno d’età, dedito da ormai più di trent’anni alla vita teatrale, Brignano ha pensato di compiere un viaggio alla riscoperta del suo passato. Ha ripercorso in maniera esilarante erielaborato scenicamente la parabola che lo ha portato a diventare uno dei massimi attori comici del nostro Paese. Tutto è partito dalla borgata romana di Dragonia, dove “tutto è abusivo, niente esiste davvero e definitivamente; per arrivarci bisogna andare sempre diritto, fino in fondo, e poi chiedere indicazioni.” Ai lunghi, estenuanti, viaggi di ritorno da scuola, compiuti sulla tratta Roma-Acilia, risalgono infatti i primi “spettacoli” del piccolo Enrico. Si trattava di imitazioni di uomini illustri, soprattutto di politici. Del resto, si sa, i politici sono l’ideale per rompere il ghiaccio. Nessuno come loro è in grado di farlo. Certo, esistono differenze tra chi te lo riduce a cubetti e chi si spinge sino a tritartelo”.La “manna dal cielo” arriva qualche tempo dopo, quando Brignano viene a conoscenza della possibilità di entrare in una scuola di teatro, il laboratorio di esercitazione scenica guidato da “Giggi Proietti”. Il ragazzino lascia Dragonia e va a frequentare questo corso biennale, nonostante lo scetticismo dei genitori, fruttivendoli non abituati a investire tempo e risorse nella cultura. Tornato a casa, Brignano incontra numerose difficoltà nel riambientarsi nella borgata natale; il suo aspirare al mestiere di attore viene considerato, quasi all’unanimità, una perdita di tempo. L’unica possibile forma di esercizio teatrale gli viene offerta dal non meglio noto “Carmino il cromatoro”, ignorante ma benestante factotum di origine meridionale. Brignano dovrà “far ridere” gli invitati alla festa di matrimonio della figlia di Carmine. Questa fase dello spettacolo è stata la più esilarante della serata: equivoci linguistici connessi all’origine meridionale degli invitati alla cerimonia<span class="s2">; ironia sulle forme più spinte di bigotteria religiosa; straordinaria efficacia camaleontica e imitativa. L’apprendistato del comico romano, tra disavventure e peripezie, giunge sino agli Stati Uniti d’America. Qui, precisamente a New York, l’aspirante attore decide di recarsi per ampliare i suoi orizzonti, acquisire esperienza e conoscere il mondo. Il suo tentativo di entrare a Broadway resterà frustrato dalla scarsa abilità con la lingua inglese. In attesa di possedere i requisiti per accedere alla celebre scuola di recitazione newyorkese, il ragazzo trova lavoro come “bass-man”, ovvero come sguattero, in un ristorante italiano. In maniera rocambolesca, Enrico trova il modo di esibire il suo talento comico anche in questo luogo; si attira così le simpatie del boss mafioso Sollazzo. A questo punto, pur di evitare frequentazioni pericolose e complicità in affari con gente poco raccomandabile, il giovane ritorna dalla sua famiglia a Dragonia. Riuscirà a fare strada in modo lecito, e raggiungerà il successo da sempre sognato. “Certo la mafia, la criminalità – ha affermato il comico romano- hanno sempre attratto e continuano ad attrarre. I più grandi attori della storia, i De Niro, gli Al Pacino, i Marlon Brando, hanno raggiunto l’apice del loro successo interpretando parti criminali. Non nascondo di essere in parte deluso dal fatto di aver sinora interpretato solo parti positive. Ma so di avere ancora tempo”.Quel tempo che scorre incessantemente eppure c’è sempre, c’è finché possiamo parlarne; è una limitazione, ma è anche una possibilità. “Per due ore avete pensato quasi esclusivamente al mio spettacolo, e non vi siete accorti di aver passato la mezzanotte. Avete compiuto un’impresa: avete assistito ad uno spettacolo in due giorni restando fermi in unico luogo<span class="s2">; siete entrati ieri e uscirete oggi. L’avreste mai detto?” Il tempo è imprevedibile; è tutto e può tutto. La comicità è in grado di accompagnarlo, di plasmarlo, di incanalarlo positivamente. In tal modo, essa fornisce sempre la possibilità di rivivere, di ricominciare.

lunedì 14 Agosto 2017

(modifica il 30 Luglio 2022, 0:23)

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