Spettacolo

Ermal Meta torna a casa, grande accoglienza a Molfetta

Francesco Balducci
Ermal Meta a Molfetta
Il vincitore del Festival Sanremo si è esibito ieri a Banchina San Domenico, nell'evento di punta dell'estate
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Forse ve lo ricorderete. Seduti ad un bar del nostro litorale, potreste aver ascoltato la sua musica. Forse eravate lì per caso, forse eravate in venti o poco più – come lui stesso ha dichiarato. Erano altri tempi, quelli che hanno permesso ad Ermal Meta strutturarsi come artista e di salire su un palco, come quello allestito ieri sera sulla Banchina San Domenico di Molfetta per la settima tappa estiva del Non Abbiamo Armi Tour.

È ritornato, quindi, a riassaporare l’aria di casa il cantante albanese naturalizzato barese dall’età di 13 anni, dopo una fortunata prima parte di 2018, contraddistinta dalla vittoria al Festival di Sanremo con Fabrizio Moro, la partecipazione all’Eurovision Song Contest a Lisbona e il concerto sold out al Mediolanum Forum di Milano del 28 aprile.

L’estate lo ricolloca in una dimensione più circoscritta, che consente alla sua musica di arrivare in tutte le parti d’Italia. Era quello che più desideravano i suoi fan, che si fanno chiamare il Lupi di Ermal e che anche ieri sera hanno occupato in maniera capillare l’area destinata alla primo appuntamento pugliese – di due – del cantautore trentasettenne.

Infondo, dopo aver ascoltato quasi due ore di concerto, questo attaccamento affettivo trova una sua ragione. Vige una sorta di conoscenza reciproca tra lui e il suo pubblico, identitario ma allo stesso tempo così anagraficamente vario che le indagini di mercato farebbero fatica a collocarlo in uno specifico settore.

La title track Non Abbiamo Armi – che ha aperto la serata – ha stravolto subito le gerarchie logistiche del concerto, che prevedeva inizialmente una platea seduta. La prima nota aveva lo stesso suono della campanella all’ultimo giorno di scuola: tutti in piedi, tutti verso il palco dall’inizio alla fine.

Probabilmente sapeva che sarebbe andata così. L’avrà immaginato mentre incasellava i brani nell’ormai ricca scaletta, figlia di tre album – premiati con sei dischi di platino e quattro ori – e alcuni singoli de La Fame di Camilla, esattamente quella band nata e cresciuta in riva all’Adriatico. Il concerto non ha conosciuto “momenti” ma emozioni momentanee, talmente sfaccettate e repentine che solo alla fine ci si riesce a sentire tranquillamente appagati.

Qualcuno vi avrà raccontato che nel bel mezzo di Piccola Anima ha accolto una dichiarazione d’amore di una bimba di sei anni scritta su un cartellone, oppure della terra che tremava sulle note della hit radiofonica Dall’Alba al Tramonto o di Straordinario – scritta per Chiara Galiazzo. Vi avranno detto, anche, che a un certo punto ha chiesto al pubblico di mettere in tasca gli smartphone perché aveva un nuovo inedito da far ascoltare o di quando ha chiuso, come ad ogni concerto, con A Parte Te.

C’è solo un problema: non esiste racconto dettagliato che tenga. Non saranno sufficienti nemmeno i tanti video girati durante l’esibizione. Ermal Meta è da vedere, come una partita allo stadio o un bel film al cinema. È emozione facile da vivere ma difficile da raccontare. E in questo caso Molfetta ci ha visto giusto.

venerdì 20 Luglio 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 11:40)

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