Sorriso, umiltà e dedizione. Una combo perfetta, un mix vincente che descrive a pieno un giovane sportivo molfettese: Cristoforo Davide De Palma.
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Classe 1994, ha iniziato a muovere i primi passi sul tatami (pavimentazione giapponese su cui si praticano alcune delle numerose arti marziali) praticando Judo già da piccolissimo. All’età di 13 anni si è avvicinato ad una nuova disciplina nella quale lui stesso dice di aver trovato la “completezza del fare”, un vero e proprio stile di vita a quanto pare, il BJJ (Brazilian Jiu-Jitsu).
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Quest’arte marziale ha come obiettivo quello di portare il combattimento per terra, condizione nella quale risulta più agevole avere la meglio sul proprio avversario. Niente di violento, anzi. Si pensi che il fondamento del BJJ sta nella consapevolezza che una persona più piccola e debole possa riuscire a difendersi con successo da un assalitore più grande e più forte proprio attraverso le suddette tecniche.
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“Il Jiu-Jitsu mi aiuta ad cavarmela in situazioni scomode, dentro e fuori il tatami”. Allenamento dopo allenamento, callo dopo callo, passo dopo passo, i successi non hanno tardato ad arrivare. Guadagnata la cintura viola, il promettente molfettese ha portato a casa, nel solo 2016, cinque mirabili risultati.
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Pochi giorni fa l’inaspettata ma tanto agognata svolta, che cambierà radicalmente il suo percorso sportivo. La convocazione in nazionale.
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“Tecnicamente per arrivarci bisogna vincere i campionati italiani e la coppa Italia. Io ho vinto solo i campionati Italiani. Se si perde una delle due competizioni, si arriva a fare uno spareggio. Io sono stato “purtroppo” fortunato perché il mio avversario si è infortunato e sono entrato di diritto in nazionale (purtroppo perché avrei preferito combattere)”.
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Forse non ancora del tutto conscio del traguardo raggiunto, il ventiduenne guarda al suo futuro con grande lucidità. Un futuro carico di aspettative che non meritano di essere deluse e sogni che non vogliono infrangersi, un futuro dove non c’è paura di perdere un combattimento, ma di non essere in grado di ripagare la fiducia di tutti coloro che hanno creduto in lui, dai suoi famigliari, ai suoi amici, al suo maestro, fino ad arrivare a se stesso.
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Persone, queste, che costituiscono i perni fondanti della sua carriera sportiva: “Sono la mia seconda famiglia. Ci tenevo, infatti, a ringraziare il mio maestro Vanni Altomare e per la preparazione atletica Daniela Franco, nonché tutti coloro che si allenano con me, perché se sono arrivato dove sono, è solo grazie a loro”.
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L’auspicio è anche quello di vederlo partecipare ad impegni internazionali in veste azzurra, tappe di un faticoso percorso in ascesa, affrontato con la consapevolezza che, come lui stesso ammette, "nessuna sconfitta è regalata , ed ogni vittoria è meritata". Ad maiora.
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