Tavecchio, Ventura e chi più ne ha, più ne metta, hanno rubato la scena calcistica questi giorni in Italia e a Molfetta. La questione Insigne in nazionale. La questione abbondanza esterni d’attacco in azzurro. Se ti fermi ad un campetto e chiedi l’idolo a dei bambini le risposte saranno Messi e Ronaldo.
Tutto questo come lo colleghi con Molfetta? La risposta è facile.
Quattro squadre di calcio, solo una, la Sporting Fulgor, schiera un undici totalmente forestiero, le altre compagini riescono ad equiparare talenti molfettesi e gente di fuori Molfetta. Se da un lato il “made in Molfetta” spopola, dall’altro lato il dato si fa interessante.
La Borgorosso schiera il fluidificante Messina, poi occorre spostarsi decisamente in avanti per apprezzare i nostro concittadini, con il numero 10 Cubaj, l’intramontabile Paparella, i più titolari di tutti tra le fila della Borgorosso, a cui si sommano i fratelli Murolo, l’esterno offensivo Guadagno e la riserva Piccinni.
La Virtus Molfetta schiera in porta Amato, in difesa c’è posto per capitan De Candia, poi la verve molfettese è spostata tutta in avanti con i vari Minnini, De Cesare, Germinario, Demaj.
La Molfetta Calcio, in Eccellenza, fatica a vedere una folta presenza di Made in Molfetta ma il talento nostrano Marco Vitale è stato ai box per un po’ di giornate e il bomber Sallustio, quando chiamato in causa, sa sempre farsi rispettare.
Tanti esterni offensivi, tanti attaccanti, pochi, pochissimi difensori.
“Difensori buoni in passato ce ne sono stati tanti, non c’è una motivazione valida per spiegare questo fenomeno. Oggi, con i ragazzini, fai fatica a trovare un difensore, tutti vogliono fare gli attaccanti – è il commento di Angelo Carlucci, oggi allenatore del Don Uva Bisceglie, in Prima Categoria, che continua – Per i ragazzini fare il gol è la cosa più importante, non è importante per loro imparare a stare in campo. Per fare il difensore devi avere fisico, devi avere la cattiveria agonistica e devi sapere che sei più sacrificato rispetto agli attaccanti. Io sono stato un centrocampista centrale che, all’occorrenza si trasformava in difensore centrale e mi piaceva questo ruolo perché riuscivo a vedere meglio la giocata. Oggi succede, invece, che i ragazzini vogliono giocare per fare gol. Da non sottovalutare anche i genitori, che spingono i figli a voler diventare attaccanti”.
Chi lavora ogni giorno con i ragazzini, togliendosi le sue belle soddisfazioni, è Vincenzo Petruzzella, allenatore della juniores della Molfetta Calcio.
“Oggi ci sono ragazzini che hanno come idoli i vari Bonucci, Chiellini, Barzagli e Sergio Ramos; certo sono numericamente di più i ragazzini che adorano Messi, Ronaldo, Dybala, Icardi, Higuain”, è il commento di Vincenzo Petruzzella.
Poi un consiglio ai colleghi allenatori delle prime squadre. “Il problema del difensore è che, spesso, gli allenatori preferiscono avere gente esperta in mezzo al campo, preferendo l’attaccante under, non puntando sui giovani difensori, nel senso che se un attaccante under sbaglia un passaggio, c’è tutto il tempo per recuperare; se sbaglia un difensore under, quasi certamente è gol avversario – le parole dell’attuale allenatore della juniores della Molfetta Calcio, che continua – Bisogna far crescere i difensori con la convinzione che sbagliando si impara, solo così potremo avere nuovi Sigrisi, Modugno, Messina, Digiovanni, giusto per ricordarne alcuni”.
Il made in Molfetta calcistico, dunque, fa i conti con la miseria difensiva e l’abbondanza offensiva.
In attesa del marcatore che plachi gli attaccanti avversari, allora, spetta ai vari Vitale, Cubaj, Paparella, Minnini, Guadagno e Murolo far ammattire i difensori avversari. E far sorridere la Molfetta calcistica.