Borsone, completo da calcio e scarpette. Questo di sicuro ciò che può contenere la vita di un calciatore. Ma anche ciò che può mancare ad un calciatore. E’ il caso di Corrado Uva, uno dei bomber più prolifici della Molfetta calcistica nell’ultimo ventennio. Una storia fatta di delusioni e momenti personali belli. Una storia fatta con un borsone sulle spalle, a volte anche lontano da casa.
“Che si prova a lasciare il calcio? E’ un mix di emozioni difficili da spiegare ma come ho già detto dentro di me c’è la consapevolezza di aver dato tanto ma tanto al mondo del calcio o meglio come dico io al mondo dei tesserati – Sono le parole del 37enne bomber molfettese, che continua – Sicuramente ho ricevuto meno di quello che avrei potuto avere a livello calcistico ma mi piace essere ricordato dagli ex amici di squadra soprattutto i più giovani come un’esempio dentro e fuori dal campo. Certo avrei voluto chiudere sapendo che fosse stato l’ultimo campionato giocato o sapere che era l’ultima partita ma così non è stato visto che la proposta lavorativa mi è arrivata a luglio dello scorso anno e l’ho presa a volo, sai a 37 anni trovare lavoro è un miracolo”
Ma a 37 anni, Corrado Uva, tanto legato a Molfetta aveva un piccolo sogno, purtroppo utopistico. “Avrei voluto chiudere a Molfetta, in un Paolo Poli gremito, ma così non è stato”.
Molfetta, Corato, Nardò, Castrovillari, Ruvo, Liberty Bari, Mola, alcune tra le sue tappe calcistiche. Prima Categoria, verso la fine della carriera, Promozione, Eccellenza e Serie D, le serie in cui Corrado Uva ha strapazzato la rete innumerevoli volte. “Le migliori stagioni direi sono sicuramente quelle con la maglia del Corato con la vittoria di 2 campionati e coppa Italia sfiorando la serie D, e poi quelle con la maglia del Molfetta dove partimmo dalla Prima Categoria e qualche anno dopo con quasi la stessa rosa di giocatori sfiorammo la D. Indimenticabili emozioni entrambe ma anche due tifoserie spettacolari e speciali per me; le ritengo piazze che meriterebbero almeno la Serie C”, il commento di Corrado che ripercorre la sua carriera.
Ma la carriera di Corrado Uva è fatta di tanti gol. Bomber d’aria di rigore, tanto fisico quanto agile, ha fatto la fortuna di diversi allenatori nei suoi anni d’oro. “C’è un goal in particolare che ricordo è una rovesciata tipo quella di Ronaldo e la feci nel 2011 a Corato contro una squadra di Andria, però ricordo quasi tutti i goal che ho fatto, tutti hanno un’emozione diversa e indescrivibile. Per un’attaccante è così – E’ il ricordo di Uva, che poi racconta e ricorda le belle amicizie nate su un campo da calcio – Di aneddoti ne avrei a bizzeffe: l’amicizia con quattro grandi ragazzi con cui abbiamo condiviso tutto, ovvero Angelo Carlucci, Dario Loporchio, Tobia Tridente e il nostro fisioterapista Antonio Mezzina. L’altro che ancora oggi mi fa sorridere è il mio grande amico Giuseppe Paparella; tutti i tifosi dicevano che eravamo gelosi uno dell’altro e che non avremo mai giocato bene insieme, che dire abbiamo smentito tutti in campo e fuori visto che per me è il miglior attaccante in giro e poi si è creata un’amicizia indissolubile anche tra le nostre mogli”
I gol, le trasferte, il borsone, le amicizie. Tutto ciò che resta. Mancherà solo calciare quel pallone dritto in porta. E un piccolo rimpianto per una grande carriera: “Visto la grande passione che mio figlio ha verso il calcio, il mio cruccio e che mio figlio si è perso tante di queste cose. Avrei voluto che fosse nato prima per godersi tutto questo”.
E chissà un giorno, il piccolo Uva, possa seguire le orme del grande Corrado Uva. Umiltà e talento, amicizia e gol. Tutte racchiuse in un grande borsone di ricordi ed emozioni.