Nasce palleggiatore, diventa schiacciatore, ma si consacra da opposto. Vola in Russia per due stagioni, torna in Italia da schiacciatore. Nel mezzo un’Olimpiade da assoluto protagonista. Per intenderci, gli Usa vincono 2-1 e stanno per chiudere set, match e Olimpiade azzurra, ma si trovano di fronte quel numero 9 che scaraventa proiettili a 120 km/h in battuta.
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Beh, l'Italia si gioca la finale olimpica. La perde, ma l'ex palleggiatore, l'ex schiacciatore, l'ex opposto è il simbolo della pallavolo italiana. Un ruolo che non sembra scomodo a Ivan Zaytsev, stella di quel firmamento chiamato pallavolo mondiale.
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Cresta da bullo, braccio armato, ma anche un cuore grande. Nella due giorni molfettese ha regalato quel sogno chiamato "foto con Zaytsev" a grandi e piccoli. Ha scritto autografi senza fare una piega. Ha schiacciato i sogni playoff dell'Exprivia Molfetta. Ha ammirato la Puglia.
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"Il calore che trovi al sud e specie in Puglia è qualcosa di meraviglioso", le sue parole nel post gara. Ha ammirato Molfetta e il suo pubblico: "Giocare in questo palazzetto così caldo è davvero bello. Beati voi", ci lascia così il numero 9 perugino e azzurro.
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Quel "beati voi". Si, beati noi che abbiamo ammirato Zaytsev, il capitano azzurro Birarelli, il devastante Atanasijevic, il genio di De Cecco, l'equilibrio di Russell e la forza di Podrascanin. Beati noi di aver scattato un selfie con questi atleti o con il loro allenatore, quel Bernardi eletto Mister Secolo.
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E allora, beati noi di avere una squadra di Superlega che ci fa incontrare da vicino le persone che ci fanno innamorare del volley dal divano di casa. Persone, non atleti. Perché l'atleta fa vincere la sua squadra. La persona fa vincere un intero movimento.
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Ha vinto Perugia. Ha vinto la grinta e la passione mai doma dei Fedelissimi. Ha vinto chi è riuscito a portare a casa un selfie con il campione. Maglia nera, numero nove: Ivan Zaytsev, lo zar. Lo zar di questo sport.
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