LA CHENDIN D PZZLORET -
Poesie, racconti, canzoni popolari, filastrocche, motti, soprannomi.
Era un locale a piano terra sulla piazzetta principale di Molfetta Vecchia in quel tempo famoso non solo per la vendita al minuto dei migliori vini allora in commercio, quanto perché era la meta preferita delle più rinomate figure di ubriaconi che dal pomeriggio fino a tarda sera si riunivano lì per giocare alla “carrab” (alla passatella), divertendosi un mondo quando “u patrun” e “u sottopatrun” (il capo e il sottocapo del gioco) con ragionamenti arzigogolati che duravano ore intere, si bevevano tutti i bicchieri di vino messi in palio volta per volta, lasciando “ulm” (vuoto = senza bere) il malcapitato perdente.
Naturalmente la piazzetta antistante la bottega, a tarda sera, era completamente bagnata per terra e non già per la pioggia o per l'acqua della fontanella pubblica ivi esistente, quanto per gli effetti naturali che conseguivano alle robusta ubriacature dei numerosi avventori.
Spesso, da ragazzi, ci divertivamo ad aprire il rubinetto della prima botte che si trovava vicino all'uscio della cantina, facendo inondare tutto il pavimento con quel genuino vino bianco di Sicilia, vanto del proprietario, scappando via prima ancora che l'oste se ne accorgesse.
Ma una volta, per essere stato io riconosciuto, mio padre dovette rimborsare a “Pizziloret”, che venne personalmente a casa per reclamare l'accaduto, “nu vindicingh d miir” (25 litri di vino).
Così mio padre, oltre alle immancabili sberle, per punizione mi fece diventare astemio per un anno intero!