Negli ultimi 26 mesi, il Centro Recupero Tartarughe Marine WWF di Molfetta ha raggiunto un importante obiettivo: sono state prima marcate e poi liberate mille tartarughe della specie Caretta caretta. Di queste mille, dieci sono state dotate di un satellitare, con tecnologia GSM che ne permetterà il tracciamento.
nI satellitari sono stati realizzati nell’ambito un progetto LIFE, da un pool di ricercatori dell’Università slovena di Primorska: quando la tartaruga emerge per respirare, l’apparecchio, collocato sul carapace, trasmette la posizione GPS attraverso tecnologia GSM. In un secondo momento, i punti di emersione vengono collegati fra loro, permettendo così ai riceratori di ricostruire il percorso della tartaruga.
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l Centro di Molfetta collabora da oltre 15 anni con le marinerie di Bisceglie e Trani nonché con il Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari, con l’Università La Sapienza di Roma e con l‘Università di Pisa, per la salvaguardia e il recupero delle tartarughe marine.
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Un altro progetto all’attivo del CRTM è quello di studiare l’embolia gassosa, patologia simile a quella riscontrata nei sub, che si presenta nelle tartarughe marine. Si tratta di un campo di studi ancora inesplorato, portato avanti assieme al Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari con il Professore Antonio Di Bello, e all’Istituto Oceanografico di Valencia ad occuparsene.
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Infine, in collaborazione con l’Università di Pisa, il Centro di Molfetta si sta occupando di uno studio sulla dieta della Caretta caretta. Da studi precedenti, infatti, è già emerso come il Golfo di Manfredonia sia un’area di foraggiamento estremamente importante per questi animali.
nInfatti, sappiamo che la Caretta caretta ha una dieta molto varia, quindi risulta importante reperire più informazioni possibili al fine della conservazione della specie. E' emerso che la Caretta caretta si nutra di un’ampio spettro di specie che vanno dalle alghe ai molluschi, ai crostacei, ecc. e di come l’impatto di rifiuti di origine antropica incida sempre di più sulle tartarughe.
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L’attività di ricerca, iniziata a ottobre 2020 e destinata a terminare a maggio 2021, consentirà di avere un quadro più completo e preciso per identificare misure di conservazione sempre più mirate per la tutela di questi rettili marini durante tutto il loro ciclo vitale.
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