La questione (s)fiducia sta diventando ormai un mistero. Ciò che sembrava scontato, come confermato dallo stesso sindaco Tommaso Minervini, non accade. E sebbene non è escluso possa ancora accadere, lo scorrere del tempo è conferma che qualche diversità di vedute, in seno ai potenziali sfiducianti, c’è eccome.
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La raccolta firme per le dimissioni
nSiamo al punto di partenza. Ne servono 13, ce ne sono 12. All’appello mancano i consiglieri di sinistra, convinti della necessità di una sfiducia alla luce del sole, in cui inchiodare davanti alle proprie responsabilità sindaco e maggioranza (vecchia e nuova). Andato a vuoto anche il tentativo del Pd di imporre le dimissioni di Piergiovanni e Facchini. Dopo l’ultimatum, si sono autosospesi, sì. Ma dal Pd.
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Mozione di sfiducia
nNon si trova neanche qui la quadra, sebbene, sulla carta, sembrasse più semplice. La mozione presentata dai consiglieri di sinistra Zanna, De Candia e Rana, che avrebbe dovuto coagulare le intenzioni di almeno 10 firmatari, non sarebbe stata accolta dal resto delle opposizioni. Questione di contenuto, ma anche di identità diverse. Messe insieme dall’obiettivo, non riescono comunque a convergere del tutto. Resterebbe la mozione di sfiducia presentabile dall’opposizione di centrodestra e dai recenti fuorusciti dalla maggioranza. Anche qui, però, non tutti i nodi vengono al pettine.
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Che succede ora?
nPuò succedere di tutto. Sia che improvvisamente arrivi l’accordo tra le opposizioni per la mozione di sfiducia. Sia che, clamorosamente, si registri qualche incrinatura sul fronte dei dissidenti. Non uniti da un’identica visione delle cose, ma da opportunità politiche diverse, potrebbero andare in direzione diversa. Persino con un rientro di qualcuno nel fronte Minervini.
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Maggiore chiarezza ci sarà nelle prossime ore. In cui potrà accadere tutto e il contrario di tutto.
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