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Lelio Borgherese, Network Contacts e la capacità di guardare oltre

Adriano Failli
Lelio Borgheresie e Annalisa Altomare
Il presidente di Network Contacts racconta la sua storia e quella della sua azienda
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“Le prospettive del fare impresa nel mondo della comunicazione”, è questo il titolo della conferenza che ha visto protagonista Lelio Borgherese, presidente di Network Contacts, ieri sera presso lo Sporting Club in Corso Umberto. Un appuntamento per raccontarsi e ripercorrere le tappe fondamentali che hanno portato Network Contacts, da essere una piccola azienda territoriale, con sede in Piazza Garibaldi, nel cuore di Molfetta, a diventare in pochi anni una delle realtà più importanti nel campo delle telecomunicazioni.

Ad introdurre la serata, ci ha pensato Annalisa Altomare, presidente dello Sporting Club Associazione Bridge, inaugurando un ciclo di incontri volto ad accorciare quel distacco tra imprese e cittadini, cercando di intercettare le innovazioni del mondo imprenditoriale e portandole all’attenzione di tutto il territorio. L’occasione è propizia anche per rimarcare l’ingresso di Network nel programma “Elite”, riconosciuta come una tra le 30 aziende ambiziose, con un modello di business solido e una chiara strategia di crescita che si inseriscono in un percorso di grande crescita internazionale.

L’intervento di Borgherese si apre proprio con il racconto della sua esperienza milanese nel programma “Elite”, sorpreso di vedere ben sei aziende meridionali, di cui quattro pugliesi, con il “tacco d’Italia” a rappresentare la delegazione regionale più numerosa.
Ma la storia del presidente di Network Contacts comincia da lontano. Dal legame con il suo “sud”, lui, campano di nascita ma ormai molfettese di adozione, e dalla conoscenza con Giulio Saitti, che lo hanno spinto a dar vita a Network Contacts, di cui oggi è presidente, mentre l’amico e collega è il direttore generale.

“Da questa occasione è nata la conoscenza con Nicola Azzollini – continua Borgherese proseguendo nel racconto – Quell’incontro non avrebbe avuto le stesse sorti se non avesse avuto luogo in questo territorio. Da campano sono sempre stato invidioso dalla qualità umana del nord barese”.

Il cuore dell’intervento è riservato proprio al rapporto con il territorio e le persone: “Abbiamo il dovere di guardare oltre, in maniera più ampia, a tutto quello che accade sul territorio. In un rapporto dialettico di confronto continuo e costante. La qualità delle persone per noi è fondamentale. Il territorio offre un’ottima qualità di partenza per quanto concerne il percorso scolastico. Inoltre al sud abbiamo delle qualità morali ed etiche molto alte, una condivisione di valori, anche antichi. Una stretta di mano, la parola nata, il dovere di mantenere gli impegni presi, diventano tutti elementi di distinzione e di vantaggi competitivi. Paradossalmente, in un mondo globalizzato, antichi valori possono fare la differenza. Anzi, il primo cemento sono i valori. In questo Network Contatcs è un esempio. Esempio di comunità. Se le persone devono essere al centro dell’impresa devi comportarti di conseguenza e mettere loro al centro. Chiaramente questo porta momenti di incomprensione, ci sono rose e spine, ma se alla base c’è fiducia, anche le frizione si superano. L’importante è la trasparenza nei rapporti. Condivisione delle idee e trasparenza di comunicazione. Alla base di tutto c’è il valore dell’umiltà nel senso etimologico (umilis – umus – stare coi piedi per terra): ti mette nella condizione di non ritenere di avere certezze e verità in tasca.”

Si passa poi all’analisi del futuro, dal ruolo non centrale del profitto, a possibili investimenti futuri: “Così come l’ossigeno non è il fine della vita, il profitto non è il fine di Network Contacts – prosegue Lelio Borgherese – Il fare profitto è finalizzato a un progetto di investimento, con la visione per prossimi 15-20 anni, sapendo che cuore e testa dovranno stare qui e braccia e gambe da altre parte. Non possiamo più essere “molfettacentrici”. Dobbiamo aprirci se vogliamo pensare al cuore. Allargarci a nuovi mercati, cercare opportunità di crescita. Altro obiettivo è investire nel mondo delle tecnologie: se pensiamo che tra 5 anni faremo il lavoro che facciamo oggi nella stessa maniera, siamo finiti. Ma non parliamo solo di software o robot, vogliamo “comprare teste”, assumere ragazzi preparati che sappiano dirci dove andrà il mondo. Per fare questo si deve studiare”.

Tutto dunque porta allo studio, all’elevazione culturale, come sottolineato anche da Saitti in una breve replica finale, perché è vero, la tecnologia corre e l’Intelligenza Artificiale è una realtà sempre più minacciosa pronta a sostituire categorie di lavoratori, ma si tratta pur sempre di lavori di massa, spesso alienanti. Con l’elevazione culturale e lo studio, si individua la ricetta per essere sempre al passo coi tempi e vincere la gara di corsa con lo sviluppo tecnologico, non lasciandosi travolgere dall’onda dell’innovazione.

mercoledì 23 Maggio 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 13:22)

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