“San Martino, ogni mosto diventa vino”, “la state de le crennéute“. E San Martino, già Vescovo di Tours, si ritrova al centro dell’attenzione su questioni di cui, probabilmente, nono sconosce nemmeno l’esisitenza.
Si perché a Molfetta è celebre il detto che durante la festività di San Martino ogni mosto diventa vino. Questo lo dice l’enologia, il processo tecnologico che porta, appunto, dall’uva al vino.
Ma un po’ nel mondo, il Vescovo di Tours è ricordato come il protettore dei mariti traditi. Il motivo? Il doppio uno sulla testa delle persone ricorda, appunto, le corna. Da qui l’11, praticamente un doppio uno, è diventata la festa de le crennèute. Peccato però che il Vescovo di Tours sia morto l’8 novembre e fu seppellito l’11 novembre.
E, nonostante Molfetta fa suoi questi detti e si tramandano di generazione in generazione queste dicerie, oggi la città si ferma. L’arte culinaria e la tradizione si mescolano in un unico corpo, “Re frèttele”.
E il vino passa in secondo in piano. Ma anche la festa dei cornuti. Le vere protagoniste diventano le frittelle. Tipiche, a Molfetta, quella alla cipolla. Per dirla al nostro modo, “u sprènzale”. Ma i sapori forti non mancano. La ricotta forte, tonno, capperi e pomodoro in un unico morbido corpo sono il caposaldo; mortadella e formaggio, i panzerotti classici e altri sfiziosi gusti non staranno di certo a guardare e si prenderanno il loro doveroso posto sulle tavole molfettesi.
E’ la prima vera occasione in cui le frittelle fanno capolino sulla tavola. Dopo l’11 novembre ci si prepara al Natale. La prova costume è lontana e si può sgarrare con il fritto. Che non mancherà l’8 dicembre, alla viglia di Natale e Capodanno.
Ma San Martino è San Martino. Ogni mosto diventa vino. Le crennèute festeggiano. Re frèttele rubano la scena. A modo loro. Squisitamente, a modo loro.