Attualità

Non solo La Santa Allegrezza: i canti di Natale a Molfetta

Adriano Failli
La Santa Allegrezza intonata dall'associazione Passione e Tradizione
Da "Nonne Nonne" a "Lè Notte du Nètale", un viaggio nella musica popolare natalizia
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Il canto popolare è un mezzo prezioso di testimonianza, quella di tempi antichi, di contadini, braccianti, marittimi che si avvolgevano attorno al focolare domestico, in attesa della venuta di Cristo. Era così, nella semplicità della propria dimora, circondati dal calore familiare, che si viveva un tempo il Natale. Lontano dal “tran tran” della città post-industriale, dai ritmi frenetici della vita di oggi, ci si poteva concedere più frequentemente momenti di serenità.

E’ qui che nasce il canto: una nenia, una canzone giocosa, un mezzo per raccontare una storia ben più complessa, come quella dei Vangeli che narrano i giorni della nascita di Gesù. Queste sono le canzoni tramandate nel tempo, di casa in casa e che continuano in qualche modo a riecheggiare nelle nostre menti e nelle vie di Molfetta.

Si canta o più precisamente si torna a cantare, dopo che per anni la tradizione si era consumata, facendo prendere polvere ai vecchi giradischi e alle cassette consumate con le tre grandi melodie del Natale molfettese. Su tutte, la Santa Allegrezza ovviamente ricopre un ruolo particolare, gioca da protagonista nei nostri cuori. Ogni anno non si sfugge al richiamo del flauto iniziale, dei dodici rintocchi del triangolo, del “Ue la Patròene” finale.

Non solo Santa Allegrezza, però. Sopravvissuti ai tempi sono anche altri due famosi canti popolari: “Lè Notte du Nètale” e “Nònne Nònne”. Quest’ultima è la prima ad essere insegnata ai più piccoli, che possono così muovere i loro primi passi passi nello sconfinato mondo della nostra cultura dialettale. Il brano è infatti un gioco di rime e detti popolari che si mescolano ai racconti della religione cristiana. Le figure dei Vangeli si confondo fra il popolo e si narra una vita comune, quella delle vie del paese, delle vecchie catechesi, la famosa “dottrina” che insegna l’Ave Maria ai più piccoli per poter accedere al Paradiso, dei bimbi che giocano e delle filastrocche che raccontano l’attesa per l’arrivo di San Nicola e per la nascita del Bambino.

Ben altro ritmo è invece quello de “Lè Notte du Nètale”, una vera e propria ninna ninna. Si narra infatti che il ritornello fosse cantato dalle mamme molfettesi per far addormentare i loro piccoli anche fuori dalle feste natalizie. Le strofe invece, come per “Nònne Nònne” trasformano le sacre scritture riportandole in un contesto quotidiano. I dolori della gravidanza di Maria, il momento del parto, l’intimo abbraccio col padre Giuseppe, restituiscono un’umanità popolare ben lontana dai toni biblici. Nei nostri canti, i sacri racconti si fanno storie di popolo. Un popolo che ha voglia di riunirsi, celebrare la vita e l’umano, vivendo ogni singolo istante di questa straordinaria festa. E allora, Molfetta, continua a cantare.

lunedì 17 Dicembre 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 7:42)

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