San Corrado, falò e tradizione. Ma non solo. Anche viaggio nel tempo, ritorno al passato. Al tempo dei nonni e delle nonne, dei padri e delle madri. Quando il diversivo al gioco per strada era un carosello in tv o qualche canzone in radio; o al massimo, per i più giovani, i videogiochi che negli anni Novanta rappresentavano il top della tecnologia. Sega Mega Drive o Master System, o Nintendo, per intenderci.
Non è solo questo, però, il punto. Ieri sera, in occasione dell’accensione del falò in piazza Don Bosco, hanno vinto “molla” e “campana” per le bimbe, per citare i giochi dal nome più comprensibile e di conseguenza anche trascrivibile.
Perché poi ci sono i divertissement dal nome leggendario. Tutti allitterazione e fantasia: “o’ mandalù” e “c’ trave luenghe”, con possibili variabili nella denominazione, a seconda dei bambini, delle piazze e delle personalissime convinzioni. Perché non c’è mica un’enciclopedia dei giochi per strada. Era tutto passaparola. Passagenerazione, più che altro.
“O’ mandalù” era un gioco di agilità: i partecipanti dovevano saltare oltre l’ostacolo costituito da una sorteggiato e malcapitato amico, posizionato “a uovo” (gambe tese e busto arcuato, a mo’ di stretching). Questo per una ventina di volte, con performance sempre diverse associate rigidamente a uno schema numerico. Al numero uno, per capirci, il salto andava fatto in un modo; al due doveva essere diverso; e così via, fino alla fine. Al di là del salto, era anche un’altra la difficoltà: associarvi una frase o un esercizio aggiuntivo per renderlo più difficile e divertente. In caso di errore, si finiva “sotto”, il che vuol dire abbandonare la posizione del saltatore e subire quella del saltato.
L’altro, scioglilingua a tutti gli effetti, era un gioco a squadre: un gruppo saltava, l’altro doveva resistere pur avendo in groppa gli avversari. Cedere voleva dire lasciar loro il punto. E poi dover recuperare nel corso della sfida.
In piazza, ad assistere alle performance dei bimbi e delle bimbe, ecco i ragazzini di una volta. Con il sorriso sulle labbra e un po’ di nostalgia. Peter Pan tornati nell’isola che non c’è, bambini infiniti e orgogliosi di ciò che erano. Per una sera, tali e quali alle nuove leve, pure loro divertite e incuriosite.
Tutto ciò nell’evento dedicato a San Corrado e alla storia della città. Tra falò, focaccia e zampine. Ma nella piazza dove un tempo si giocava anche a nascondino e palla barattolo, lupo e gallina e guardie e ladri, si è andati pure oltre, accorciando la distanza tra l’ieri e l’oggi. Che bello, almeno per una volta.