E’ il giorno più atteso dell’anno. La notte più suggestiva per gli occhi e i cuori dei molfettesi. La religione da il braccetto alla tradizione. Ci si divide tra fede e folklore. Ma a pranzo vi era una sola certezza: le lagane con le acciughe.
Vi era, si. Perchè certi sapori, con il tempo hanno lasciato il posto ad altre tendenze. Oppure semplicemente, “la tradizione si è rotta”.
I confratelli, i fedeli, chi rispetta il “divieto” della carne del Triduo Pasquale, avevano trovato l’escamotage per assaporare gusti intensi e ricaricare le pile in vista della processione. Poi qualcosa si è inceppato: oggi è difficile trovare questa pietanze nelle nostre case in questo giorno.
Il Giovedì Santo il pranzo tradizionale prevedeva come primo le lagane oppure le reginette o comunque altra pasta lunga con acciuga soffritta in abbondante olio e condita con del pangrattato. Fermo restando chela carne in questi giorni è bandita, tra secondo e contorno, ci si sbizzarriva con prodotti della terra o prodotti caseari locali, come olive in acqua e verdure varie, in particolar modo le fave fresche accompagnate con formaggi freschi, tipo ricotta e primo sale.
Oggi però è difficilissimo trovare ciò. Ben più facile è farsi un pizzarello homemade da gustare tra un “sepolcro” e un altro o nell’attesa della suggestiva uscita dei Misteri.