Occorre un flauto, un coro di voci e un triangolo, poi, tutto è pronto per dare il via, oggi, 13 dicembre, alla più amata tradizione canora della nostra città. Si canta la Santa Allegrezza, dal giorno in cui si festeggia Santa Lucia, fino al 23 dicembre.
E’ il canto per eccellenza della tradizione molfettese legato al Natale e in queste sere capiterà spesso di sentirlo intonare per le vie della città.
Si tratta di un’usanza antica, persa negli anni, recuperata negli ultimi tempi per urlare con forza il proprio legame alla terra molfettese al grido di “Uè la patròene, uè la patròene, ìess ‘u chénistre de re coese bòene!”, immancabile verso finale dell’amata nenia di paese.
Consuetudine vuole che gruppi di ragazzi, con flauti e voce squillante, intonino nei pressi delle case, per le strade, o nelle parrocchie il lungo canto di preghiera che narra della nascita Cristo. Poi, i baldi giovani, sono ricompensati di leccornie, appunto “u chénistre de re coese bòene” tanto invocato nell’ultima strofa del brano e offerto dai padroni di casa.
Una tradizione unica della nostra città, un pezzo di Natale a cui nessuno vuole rinunciare. E allora, da stasera, “Cantar io voglio la Santa Allegrezza”.