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Divina Provvidenza, la sentenza del tribunale di Trani

La Redazione
Tribunale di Trani
Un anno e tre mesi di reclusione per bancarotta semplice. Il fatto non sussiste per induzione indebita, bancarotta per dissipazione e per una serie di assunzioni
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Un anno e tre mesi di reclusione per bancarotta semplice, ma con la sospensione condizionale della pena. È questa la condanna di primo grado emessa dal tribunale di Trani nei confronti di Antonio Azzollini in merito al processo legato alle vicende dalla Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie.

La notizia è arrivata nella tarda mattinata di oggi, a fronte di una richiesta del pubblico ministero che era stata di quattro anni e mezzo, per altri tre reati. In particolare induzione indebita, bancarotta per dissipazione, bancarotta per 190 assunzioni e per una singola assunzione.
Per l’induzione indebita, legata al noto “ti piscio in bocca”, il giudice ha ritenuto che il fatto non sussista, imponendo anche la trasmissione dei dati in procura per verificare il reato di falsa testimonianza. Il fatto non sussiste nemmeno per la bancarotta per dissipazione (si parlava di 400mila euro), per le assunzioni.

“Al cospetto delle altre richieste – commenta Felice Petruzzella, legale dell’ex senatore – la vicenda di Azzollini esce completamente rivisitata. La condanna è arrivata solo per un fatto minore, con sospensione condizionale della pena. Per tutti i reati per cui c’era stata richiesta di arresto, Azzollini è stato assolto. Per noi è certamente un grande successo”.

Anche per la condanna per bancarotta semplice, a ogni modo, è stato preannunciato ricorso in appello.

mercoledì 29 Gennaio 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 19:16)

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