Non è un semplice panino da street food o da passeggio. E’ un gustoso rituale. U pizzaridde molfettese è come la Croce il Mercoledì delle Ceneri. Il legno della croce nel cuore della notte di fa entrare in un clima penitenziale, quaresimale, il pizzarello molfettese accompagna l’Addolorata e regala l’ingresso nei riti della Settimana Santa.
E se quest’anno Addolorata, Misteri e processione del Sabato Santo non si svolgeranno creando un vuoto per gli amanti delle tradizioni, il pizzarello non manca e diventa l’appiglio per restare ancorati a quella fetta di folklore e buon gusto che rende unico un rito.
L’Addolorata non ha varcato il portone del Purgatorio e pure, nell’aria, il pane abbrustolito e il tonno hanno accompagnato l’ultimo venerdì prima delle Palme. Niente panifici, niente camminata in corso Dante con il pizzarello in mano, ma certe tradizioni non muoiono mai.
E poco importa se c’è sempre la diatriba tra i tradizionalisti e gli amanti del gourmet, tra gli innovatori e i cultori del gusto. Al classico panino con tonno, puoi aggiungere i capperi e questo unisce gran parte dei molfettesi. Puoi aggiungere le acciughe e questo rende felice una fetta di popolazione più marittima e peschereccia, mentre la parte più campagnola dirà che con il pomodoro, il pizzarello ha quel quid in più.
Il vero ingrediente segreto è l’amore, la passione, la tradizione, il folklore, il rito che annualmente si rinnova. Anche in tempo di emergenza, anche stando a casa sul divano, piuttosto che in piedi con il cero della processione in mano. L’ingrediente speciale del pizzarello è che si tramanda di generazione in generazione. Con capperi, acciughe, pomodori. Ma soprattutto con amore. Perché il pizzarello è inizio dei riti della Settimana Santa che hanno fatto grande Molfetta.