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Come sarà l’esame di maturità 2020? I dubbi e i timori degli studenti

Sara Fiumefreddo
I tre maturandi Luca Petruzzella
In attesa del 18 maggio in cui saranno note le modalità di svolgimento degli esami di Stato, parola a tre maturandi che si apprestano a compiere il grande salto dal mondo dei ragazzi a quello degli adulti
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Se la scomparsa della terza prova, il temuto “quizzone”, ha reso anomala la maturità 2019, a rendere anomala la maturità 2020 ci sono tanti altri aspetti.

In attesa del 18 maggio, data nella quale saranno effettivamente note le modalità di svolgimento degli esami di Stato, a seconda del fatto che si torni o meno tra i banchi di scuola, ogni maturando sta vivendo i suoi ultimi mesi di scuola in un luogo insolito. Sulla propria scrivania, in camera da pranzo o, nell’ipotesi più assurda, nel proprio letto.

La didattica a distanza, fondamentale per ribadire il ruolo della cultura in momenti critici come questo, non basta a sciogliere i dubbi di chi dovrà compiere il grande salto dal mondo dei ragazzi a quello degli adulti.

«Fa strano tutto questo, il solo pensiero di non poter vivere la maturità come ce la raccontano è da brividi. La notte prima degli esami in spiaggia, la caccia ai commissari esterni, la trepidante attesa delle tracce, il dizionario sotto il braccio, la prova orale circondati dall’intera commissione. Probabilmente varcheremo di nuovo il cancello d’ ingresso non più da alunni ma da ex alunni, per questo dobbiamo farci forza l’uno con l’altro e convivere con il rammarico» racconta Luca Petruzzella, studente all’ultimo anno del liceo classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta.

«Al di là di tutto, io penso che questa possa essere una valida occasione per riflettere sulla maturità e per trasformarla, per darle quella svolta che la renda più della semplice conclusione di un percorso. L’esame di Stato dovrebbe diventare un vero e proprio ponte tra scuola e università, per quanto riguarda i licei. Dovrebbe diventare una prova di realtà che permetta ad ogni studente di misurarsi con ciò che lo attende in futuro».

Quest’anno più che mai sono davvero tante le novità legate alla maturità. Non si tratta più della paura fisiologica di quelle dodici ore incollati alle sedie per le prove scritte o dell’ansia di non riuscire a fronteggiare il colloquio multidisciplinare. Bisogna fare i conti con le modifiche dell’esame più sensibili avvenute negli ultimi anni, che prevedono la distanza e la sua ambivalenza.

«La distanza non ci sarà d’aiuto come se fossimo stati tra i banchi di scuola. Noi tutti maturandi speriamo che, dopo gli sforzi compiuti sino a questo momento, il nostro diploma sia valutato proprio come è accaduto negli anni precedenti. Per chi, come me, frequenta un istituto tecnico, c’è il timore che questa situazione possa influire negativamente sul nostro titolo di studi, che potrebbe essere sottovalutato dalle aziende e nei concorsi pubblici» spiega Antonio Lazzizzera, studente all’ultimo anno dell’ITIS “Galileo Ferraris” di Molfetta.

«La fortuna è che il mio percorso di studi, improntato sull’informatica, prevedeva già numerose attività digitalizzate. In sede d’esame, qualora, come si ipotizza, dovessimo svolgerlo telematicamente, sarà comunque possibile mostrare alla commissione power point, applicazioni web e codici di programmazione. A modo suo, questo momento è unico e bisogna trarne dei vantaggi per crescere come persone, senza dimenticare di aiutare e di motivare chi si sente realmente solo».

Se il colloquio telematico non lascia molti dubbi a chi faceva già uso della tecnologia nel contesto scolastico, diversa è la situazione per chi, come Gabriele Massari, studente all’ultimo anno dell’indirizzo nautico dell’istituto “Amerigo Vespucci” di Molfetta, si ritrova a dover diventare ufficiale di coperta in maniera del tutto insolita.

«Quello per cui ci formiamo durante tutto il triennio è un lavoro di grande responsabilità. Un giorno avremo sulle spalle la vita del nostro equipaggio. Trattandosi di esami molto specifici, oltre che abilitanti ad un vero e proprio mestiere, non mi immagino come possano svolgersi tramite uno schermo. Avendo lasciato le aule all’inizio di marzo, per quanto i nostri docenti ce la stiano mettendo tutta, non abbiamo raggiunto tutte le competenze necessarie per poter affrontare l’esame e di conseguenza entrare nel mondo lavorativo. La didattica online continua, ma mi sento di dire che per noi non è affatto la stessa cosa».

Gabriele però non si perde d’animo e riesce ad essere propositivo.

«Non riesco ancora a realizzare che potrebbe essere già tutto finito, che potremmo non tornare piú a scuola. Avevamo immaginato di concludere nel migliore dei modi quest’anno che ci avrebbe regalato tanto. La maturità è un’esperienza di vita. Ma niente può fermarci: sarebbe bello fare una conferenza telematica o un piccolo cortometraggio, coinvolgendo anche i docenti e il dirigente scolastico, per ricordare questo momento, per parlare ai “noi del futuro”. Possiamo creare un epilogo felice per questa situazione, possiamo riprenderci le emozioni di cui siamo stati privati, possiamo amplificarle. Magari festeggeremo i 100 giorni dopo la maturità visto che non abbiamo potuto goderci i 100 giorni prima. E sarà bellissimo perché costruiremo i nostri più bei ricordi».

martedì 14 Aprile 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 16:12)

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