“Tutto è nato in modo del tutto spontaneo e non sarebbe stato possibile senza la partecipazione di tutto il nostro quartiere: la grande famiglia di via Moravia”. Queste sono state le parole di Francesco Altomare, nostro concittadino, conosciuto nel mondo del calcio per le sue presenze come assistente, che superano il centinaio, nei campi della serie A. Ma oggi diventato anche il punto di riferimento di un’iniziativa strappa applausi.
L’iniziativa è partita esattamente come in tutta Italia, con il flashmob del 13 marzo che prevedeva il levarsi dell’inno nazionale per le strade della nostre città. Così ha avuto inizio il lungo viaggio del quartiere di via Moravia, il quale sotto la guida di Francesco Altomare, ha rilanciato la posta in gioco proponendo sempre nuove idee. “Sulla nostra via ci sono tredici palazzi, divisi in una fila; una da sei ed una di sette palazzine – spiega Francesco – si affacciano sulla stessa strada; questo ci permette di vederci e salutarci, anche se a distanza”.
Il quartiere, solitamente poco vivace, indossa una nuova veste e si riscopre capace di momenti di grande socializzazione e di solidarietà. L’obiettivo, infatti, è sempre rimasto quello di rasserenare le giornate e gli animi, in un momento difficile per tutti. “Non abbiamo mai voluto urtare la sensibilità di nessuno, tutto è sempre stato fatto – afferma l’arbitro – seguendo un pensiero verso il prossimo”.
Uno degli eventi più importanti è stata la «Tombolata solidale». Francesco Altomare ci racconta di come siano riusciti a raccogliere cartoni contenenti alimenti a lunga conservazione, con la partecipazione di tutti coloro che risiedono nelle 13 palazzine. “Ogni palazzo ha lasciato un «cartone solidale» all’interno del proprio androne – afferma soddisfatto – abbiamo devoluto tutto a quattro associazioni di Molfetta. La partecipazione di tutti è stata fondamentale”.
Dopo la tombolata a far visita è arrivato anche Don Pino, parroco della Santa Famiglia, il quale ha tenuto un’omelia al centro della strada ed ha benedetto il rione.
Non sono mancati i momenti di unione per celebrare la Settimana Santa, tanto importante per la nostra Molfetta. Il giovedì Santo, hanno fatto volare delle lanterne. “Per noi – chiarisce – è stato come rappresentare il nostro sepolcro”. Così come, il sabato Santo, è stata sufficiente una cassa sul suo bacone che facesse risuonare le marce funebri, per rievocare le processioni Pasquali.
Insomma, questa non è soltanto la storia di un quartiere periferico che conosce nuova vita, ma racconta anche la possibilità di unione e di nuove amicizie, soprattutto fra i più piccoli.
“La cosa più bella – racconta – è vedere i nostri figli diventare amici, esattamente come accadeva nei quartieri quarant’anni fa”. Non sono mancati gli eventi organizzati proprio per i bambini del quartiere: partendo dalla festa del papà, fino ad arrivare alla sfilata di Topolino e di Cenerentola.
“Per me è stato fondamentale, oltre alla risposta di tutto il quartiere, l’aiuto di mia cognata Giusy Frisario, la quale si è sempre occupata della «direzione creativa» – asserisce – Per oggi abbiamo organizzato una cena in bianco. Consumeremo un pasto tutti assieme, sui nostri balconi addobbati per l’evento con lenzuola bianche, consumando pietanze acquistate dai locali della nostra città. Vogliamo sostenere l’economia molfettese e speriamo che questo nostro invito venga accolto da più persone possibili, non soltanto in via Moravia, ma in tutta Molfetta”.
È possibile cogliere emozione e soddisfazione nelle parole di Francesco Altomare, lui che nella sua vita ha avuto platee ben più grandi, come quella di San Siro, il tempio del calcio italiano, ma in questo periodo ha riprovato le stesse sensazioni. “Non dimenticherò mai il io 50esimo compleanno: trascorso in quarantena, ma festeggiato grazie ad una sorpresa di tutta la famiglia allargata di Via Moravia – ci svela – Qui è nato tutto spontaneamente ed è stato fatto con il cuore, queste sono le cose più belle”.
Tutta via Moravia ha reso questo possibile. Hanno recuperato e riscoperto valori dimenticati ed oggi apparentemente anacronistici, virtù come l’unione ed il supporto all’interno dei quartieri. Molfetta, fa un salto indietro a quel passato in cui le porte erano aperte ed un pezzo di pane poteva essere condiviso fra tanti. Oggi le porte lo sono spalancate solo metaforicamente, ma il supporto rimane concreto.