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La messa del vescovo in quartiere: “Non arrendiamoci”

Sara Fiumefreddo
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Molfetta. La messa del vescovo in quartiere di periferia
Insolita Pentecoste celebrata presieduta dal vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia e da don Pinuccio Magarelli, parroco della Santa Famiglia in un atrio condominiale
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«Non c’è buio che non possa generare luce, non c’è dolore che non possa generare vita».

Un messaggio molto importante quello che traspare dall’omelia di un’insolita celebrazione liturgica, presieduta dal vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia e da don Pinuccio Magarelli, parroco della Santa Famiglia, nell’atrio condominiale comprensivo di via Modigliani, via De Chirico e via Caduti sul lavoro a Molfetta.

Il segno di una Chiesa vicina ai propri fedeli, pronta a raggiungerne cuori e bisogni. Dopo le limitazioni che anche la sfera religiosa ha subito a causa della pandemia, arriva la Pentecoste e, con essa, la voglia di incontrarsi e di pregare come una comunità.

I bambini hanno realizzato i disegni esposti, i giovani la croce sull’altare e le famiglie del complesso condominiale l’altare stesso: cosí un atrio si è trasformato in una basilica a cielo aperto, complice la splendida giornata di sole.

Con le dovute precauzioni sanitarie, mascherine e distanziamento sociale, Molfetta ha vissuto un momento di raccolta e di rinascita attraverso il verbo di Dio, che ha funto da cura per le ferite impresse da una fase difficile. Alla celebrazione hanno partecipato in maniera sentita anche i residenti del complesso condominiale, dai propri balconi allestiti con i palloncini, e alcuni rappresentanti del Comune di Molfetta, tra cui il sindaco Tommaso Minervini e la senatrice Carmela Minuto.

La discesa dello Spirito Santo sugli apostoli è la chiamata di cui i fedeli, questa mattina, si sono fatti portavoce, con la voglia di liberarsi dal complesso dell’ostrica, che tiene gli individui ancorati alle proprie sicurezze, per aprirsi alla chiamata della novità e del cambiamento.

Il cambiamento che è partito dall’ascolto delle preghiere condivise, rivolte a chi soffre, a chi vive un periodo delicato, a chi si è battuto in prima linea, e continua a farlo ancora, per fronteggiare le emergenze. Il culmine è stato proprio il momento dedicato al canto de “L’ala di riserva”: le parole del grande servo di Dio, don Tonino Bello, hanno risuonato ancora una volta nelle coscienze dei presenti.

«Non ho scelto il giorno di Pentecoste, è stato un segno della Provvidenza. La Pentecoste segna l’inizio della Chiesa, quando Gesù ha detto ai discepoli “andate!” Io sono andato in una periferia della città a portare la parola di Dio-afferma il vescovo-Per me è stata una gioia immensa vedere la comunità raccolta, ma ho pensato soprattutto a chi non c’era, per motivi diversi. Non arrendiamoci: il Signore ha detto che il chicco di frumento che si spoglia del suo involucro porta frutto».

domenica 31 Maggio 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 14:28)

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