Storia e territorio

Sgamirra, Cappavecchia, Falcone. Le torri molfettesi tra storia, curiosità e aneddoti

Angelo Ciocia
Torre Sgamirra
Le tre torri sorgono verso la confinante città di Terlizzi
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Parti integranti di casali o di chiese rurali, costruzioni private per controllare pezzi di terreno. Vedette difensive che dovevano comunicare con la vedetta principe pugliese, il Castel del Monte, e con le sentinelle costiere per contrastare i nemici che arrivavano via terra e via mare. Di origini incerte e per questo ancora più affascinanti, il territorio molfettese è puntellato da torri di avvistamento, segnalate già nelle carte medievali della città, divenute, poi, parte integranti di casali e masserie.

Molfettalive inizia un viaggio tra le torri molfettesi, un percorso tra storia e terriorio alla scoperta di segreti e aneddoti delle torri molfettesi.

Si parte dalle torri che puntellano il territorio molfettese verso Terlizzi. Cinque torri abbelliscono e arricchiscono di storia la zona: Torre Cappavecchia, Torre Falcone, Torre Gallo, Torre Sgamirra e Torre Villotta, in rigoroso ordine alfabetico sono meraviglie molfettesi da scoprire.

Nel primo viaggio alla scoperta delle torri molfettesi si partirà dalle tre torri più lontane geograficamente, ovvero le tre che sorgono più verso la confinante città di Terlizzi.

Torre Sgamirra permette una vista sui dolci pendii della Murgia e sul Castel del Monte. Oggi resta solo il lato sinistro e, vista la struttura simile alla vicina Torre Falcone sembrerebbe essere stata costruita nella stessa epoca, intorno al XV secolo. Il nome deriva dal termine dialettale “Sghemmeddate”, ovvero cadere per un passo falso. Oggi semidistrutta, pare che questo crollo sia attribuibile al sisma del 1560 e che altre parti della torre siano crollate con altri terremoti e con varie guerre.

Situata nell’omonima contrada e con i suoi 18 metri di altezza, svetta Torre Cappavecchia, eretta su tre piani e costruita nel XII osecolo. Sul terrazzo vi è una colombaia con incisa la data 1416, quando la torre apparteneva alla famiglia dei Filioli. A questa torre sono collegati due aneddoti: pare che nel XVI secolo alcuni ebrei, in seguito a persecuzioni, si fossero rifugiati in questa torre, senza riuscire ad evitare la morte. Leggenda popolare, invece, vuole che un contadino sotto un carrubo trovò un tesoro sepolto dagli stessi ebrei: divenuto ricco grazie alla scoperta, il contadino, acquistò la torre e la chiamò Cappavecchia.

Maestosa e imponente, a 4 km dalla città, in contrada Santa Lucia, spicca Torre Falcone, alta 16 piani ed edificata su due piani. Il nome deriva dalla famiglia a cui apparteneva il casato e la torre, la famiglia Falconi, trasferitasi nella vicina Bisceglie in seguito. Vari nobili si sono avvicendati nell’appartenenza della torre: da Antonellus de Bove a Joannes Macteus de Bove, fino a Nicola Maria de Falconibus. Infine, la bella torre, impreziosita da un cornicione con mensolette, da caditoie e da bifore, è appartenuta alla famiglia Giovene. Qui l’arciprete e scienziato Giuseppe Giovene ha composto le sue opere più importanti, gli studi e i trattati che gli hanno procurato una certa fama.

Aneddoti e curiosità. Storia e territorio. Il prossimo viaggio per le torri molfettesi ci condurrà alla scoperta di Torre Villotta e Torre Gallo.

lunedì 20 Luglio 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 12:26)

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Corrado Pisani
Corrado Pisani
3 anni fa

Torre Sgammirra: soprannome del proprietario Antonio de Tamburro (morto tra 1531 e 1535) soprannominato Scambirro cioè asino.
Torre Cappavecchia, derivato dal soprannome dell'arciprete Ferdinando Filioli che, forse, indossava un mantello sdrucito ossia una “cappa vecchia”.
Torre Falcone, dal nome del primo proprietario Nicola Maria de Falconibus, figlio di Joan Matteo de Falconibus della città di Andria.

Mariella tulipano
Mariella tulipano
3 anni fa

Sono super affascinata dal racconto e da queste meravigliose “creature” che rendono ancora più preziosa la nostra Molfetta ????