“Narcotraffico, furti d’auto, bande armate specializzate nell’assalto a portavalori e bancomat, morti ammazzati e lasciati tra gli ulivi. Siamo nella patria della mafia foggiana, nel basso Tavoliere, a Cerignola, dove la metà della popolazione ha precedenti penali”, inizia così Avamposti, docuserie, in onda su Nove, che racconta la quotidianità delle Stazioni dell’Arma dei Carabinieri, in particolare di quelle ubicate al confine tra la società civile e il margine estremo della disgregazione sociale.
Nella puntata di ieri, il focus è stato Cerignola – la Quarta Mafia. Qui tra rapine al bancomat effettuate in pieno giorno, ricettazione di auto rubate in scala industriale e lotta al caporalato e alla criminalità organizzata, i carabinieri non si arrendono e vanno dritti all’obiettivo.
Tra di loro Giancarlo Squeo, cittadino molfettese in servizio nel Basso Tavoliere. Un volto che compare alcune volte nel corso dell’ora dedicata a Cerignola della docuserie incentrata sulle periferie e sui più pericolosi centri italiani.
Al contrario dei centri calabresi e siciliani dove la microcriminalità quasi non esiste e se esiste viene messa a tacere dai “grandi”, qui a Cerignola, i “piccoli” fanno ciò che li pare e i grandi sono anche contenti: così facendo tengono impegnati i Carabinieri e loro possono dedicarsi alle loro grandi attività. Questo emerge dalle parole iniziali del del maresciallo capo di Cerignola.
“Qui non c’è una specificità degli eventi delittuosi, qui ti aspetti di tutto: Cerignola se non la vivi, non puoi capirla”, le parole del maresciallo molfettese Giancarlo Squeo, accompagnate dal suono delle sirene, mentre le immagini raccontano di un bancomat assaltato in pieno giorno.
Gente di Cerignola, collegata a gente di Orta Nova controllano il territorio con attività delittuose di questo tipo. Piccoli atti di guerra nei confronti dello Stato, piccoli segnali per dire: “Qui comandiamo noi”. E nel corso della trasmissione viene ricordato il maresciallo capo Di Gennaro, ucciso a Cagnano Varano, in provincia di Foggia.
“Non è mai facile entrare in una casa e arrestare un figlio di qualcuno, vedere piangere la mamma ti fa male, ti immedesimi – sono le parole del maresciallo Squeo, mentre va in scena la perquisizione a casa di un giovanissimo cerignolano – Significa buttare via giorni, mesi, anni della tua in cui potevi uscire con la tua ragazza, giocare con tuo figlio, non andare al funerale dei tuoi genitori. Capisci che non vale la pena vivere la delinquenza. Arrivano i carabinieri a casa per portarti via, e quando hai figli e sono piccoli e piangono, tu carabiniere sei visto come il cattivo che hai portato via il papà non è facile”.
Tra immagini di droga e caporalato, ecco un nuovo focus portato alla luce da Squeo: “Un paese di circa sessantamila abitanti ha cinquanta demolizioni dichiarate da servire. Per servirle, almeno una macchina al giorno la devi portare?”, così spiega il fenomeno delle auto rubate e cannibalizzate il maresciallo molfettese. Ma ancora. “La nostra Punto arriva a 160 km/h, loro spingono sulla SS16 ben oltre i 180km/h. Un’auto rubata a Molfetta arriva in pochissimo tempo nelle campagne di Cerignola, viene smembrata in ogni componente in massimo un’ora e mezza, furto compreso. Sono originario di Molfetta, mi immedesimo nella vittima, a un operaio lo pieghi”, mentre l’equipaggio dei carabinieri trova pezzi di un’autovettura rubata in uno sfascia carrozze alla periferia di Cerignola.
Poi è accurata la descrizione della ricettazione dei pezzi di ricambio. “Per curiosità cercate su un sito di ricambi online dei ricambi di auto: troverete aziende che non esistono, in vie che esistono, con un civico di una persona che non c’entra niente, con un numero di telefono magari di uno straniero, dove chiami e hanno il pezzo di ricambio. L’assurdità è che a Cerignola si trovano pezzi di ricambio anche di auto uscite ieri”, la testimonianza del maresciallo molfettese.
Dopo le “specialità” caporalato, assalto ai bancomat e ricettazione, ecco il focus sul narcotraffico. Avamposti racconta tutto ciò, a pochi chilometri di distanza da Molfetta. Lì nella terra dove un molfettese serve lo Stato, non senza grandi difficoltà, meticolosamente raccontate da questa docuserie che porterà gli italiani nel cuore dei centri più difficili da gestire per l’Arma italiana.
Grazie Giancarlo ,sei rimasto quel ragazzo pulito e sensibile che frequentava il liceo scientifico “solo qualche anno fa. Complimenti ai tuoi genitori per essere stati così bravi.
in certi luoghi d'Italia i Carabinieri fanno i miracoli al posto dei Santi. GRAZIE