Zaini appesi, alle ore 9, sul cancello d’ingresso della scuola media Poli. Alcuni genitori protestano così nei confronti del provvedimento di Michele Emiliano che da questa mattina ha chiuso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, eccetto la scuola dell’infanzia.
“In Lombardia hanno chiuso tutto, eccetto le scuole. Noi ragioniamo al contrario, apriamo tutto e consideriamo le scuole degli incubatori del virus”, è il grido iniziale di protesta.
Poi il secco no alla didattica a distanza. “Ci sono problemi di connessione, problemi di dispositivi, una serie di eventi di cui non si tiene conto. Se entrambi i genitori lavorano, chi segue il proprio figlio? Molti lasciano i propri figli dei nonni, quelle persone deboli che da marzo stiamo cercando di proteggere dal virus”, spiegano.
Ma a essere cambiata è proprio la concezione di scuola. “In un consiglio di classe, i professori hanno lamentato una mancanza di profitto anche da parte di chi un tempo si impegnava. Con questa modalità di scuola, i ragazzi non sanno più cosa è la vera scuola, stiamo danneggiando il loro futuro. Che autonomia potrà mai avere un bambino di prima elementare?”, lamenta una rappresentante di classe.
Non solo problemi di profitto e di dispositivi. “I nostri ragazzi vengono messi in dubbio: se girano la testa durante una verifica stanno copiando, se distolgono lo sguardo all’orale, stanno sbirciando il quaderno. Tutto questo danneggia i ragazzi e li isola tra dispositivi, PC, tablet e videogiochi: non andranno a scuola, ma potranno uscire, questa è l’assurdità”, continuano.
Un’assurdità che diventa voce di popolo tra le mamme. “Emiliano ci ha assicurato che le scuole erano sicure, che si garantiva il tracciamento, mentre fuori no. Siamo in balia delle onde. Siamo assolutamente contro questo provvedimento”, chiudono.
aprite “la scuola” se non volete una generazione di incapaci a relazionare con la societa'……..