Attualità

Da Tricase a Molfetta nel nome di don Tonino. Il cammino di Carlo

Angelo Ciocia
Carlo de Palma e don Vito Bufi
Carlo de Palma è il primo ad aver percorso l'intero "Cammino di don Tonino" a ritroso, dal Salento alla Cattedrale di Molfetta
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Esistono cammini e camminate. Viaggi e mete. Strade facili e bivi complicati. Poi c’è la motivazione, la voglia, l’energia. E tutto questo si tramuta in uno zaino posto in spalla. E una partenza.

Carlo de Palma è così. Carlo de Palma è il primo pellegrino che ha camminato lungo il Cammino di don Tonino. “Sono alla terza esperienza su questo tracciato. La prima è stata nel 2018, autonomamente, quando ancora non ero a conoscenza del progetto a cui stava lavorando la Diocesi e lo staff guidato da don Luigi Amendolagine. Corrispondeva a un desiderio che nutrivo da tempo e l’ho realizzato in un momento particolare della mia vita – specifica subito Carlo – Sono, però, il primo ad aver percorso questa strada con il passaporto del pellegrino, una vera e propria credenziale su cui far apporre le attestazioni di passaggio nelle varie città toccate dal cammino”.

Ma da buon pellegrino su una strada, via l’agonismo in favore di un’esperienza di vita. “Non è una questione su chi abbia percorso questo percorso per primo, non è una gara. Quello che si vive sul cammino, per me, è una esperienza di incontro ma anche di grande silenzio che, nella preghiera, diventa quello spazio apparentemente vuoto nel quale Dio parla e agisce, specie se lo si percorre confrontandosi quotidianamente con la vita di don Tonino Bello”, le parole del primo pellegrino sul cammino promosso in ricordo del vescovo con il grembiule.

Un cammino che in questi giorni avrebbe vissuto nuove tappe sulla scia di quelle dello scorso anno. Allora fu un’esperienza importante. Adesso è Carlo de Palma a raccontare ciò che si prova. “Quella del cammino è una esperienza che ti fa toccare una generosità, da parte di chi mi ha accolto, che mi ha sempre scaldato il cuore. Per questo credo che l’emozione che più ha prevalso in tutte e tre le mie esperienze sia quella dello stupore, uno stupore che mi ha sempre rinnovato l’energia tappa dopo tappa”, il suo commento.

Ma c’è un fattore comune per le tre esperienze di cammino di Carlo. Una data, quella del 30 ottobre, giorno dell’ordinazione episcopale di don Tonino, vero faro nella vita del pellegrino. “Le mie tre esperienze sono state realizzate tutte per concludersi il giorno 30 ottobre, data dell’anniversario dell’ordinazione episcopale di don Tonino Bello in Piazza Pisanelli a Tricase. Nonostante le limitazioni imposte dal periodo complicato che stiamo vivendo ho voluto ugualmente vivermi questa esperienza cercando di adattarmi alle attuali condizioni di vita. Quello dell’adattamento è stato un tema al centro delle mie riflessioni lungo il cammino”, le parole di Carlo.

Un periodo storico in cui, probabilmente, le parole del pastore salentino avrebbero acceso una fiammella di speranza. “Don Tonino ci ha insegnato a osare, a toccare i nostri limiti per provare a spostarli e a non farci condizionare da essi. Ero un ragazzo adolescente quando lo ascoltavo ma il coraggio che infondeva con le sue parole cerco di viverlo anche oggi a 53 anni. Mi sono attrezzato e con spirito di adattamento ho cercato di far fronte ai limiti che la situazione impone senza permettere, a quegli stessi limiti, di ostacolare la mia esperienza di vita”, le parole subito dopo il suo arrivo a Molfetta.

Si, perché Carlo ha percorso il cammino al contrario. Dal Capo di Leuca verso Molfetta, dove è stato accolto da don Vito Bufi, presso la Cattedrale di Molfetta, punto di inizio del tracciato intitolato a don Tonino Bello.

“Per preparare una esperienza di questo tipo io trovo utile avere degli aspetti su cui riflettere e confrontarti con te stesso lungo il cammino. In questi tre anni ho apprezzato la solitudine come esperienza del mio essere unico e irripetibile. La solitudine non mi infastidisce e credo di riuscire a stare bene con gli altri, infatti non sono una persona solitaria – il suo commento, prima di aprire il cuore per le emozioni della terza esperienza del cammino – Durante il percorso ho riflettuto sull’oggi: credo che abbiamo bisogno di una comunicazione non violenta a livello sociale e istituzionale. Se siamo consapevoli dei bisogni dell’altro eviteremmo quella violenza comunicativa che si tramuta in scontro che è sotto gli occhi tutti. Il secondo tema oggetto di riflessione è stato l’amore come quel sentimento che ti riporta a casa, che ti fa sentire casa per le persone che ti amano e che rende casa, per te, le persone che ami. Da qui la decisione di percorre il cammino al contrario”.

E allora, zaino in spalla. Da Tricase dove don Tonino scrisse la “Preghiera sul molo” nota anche come “La lampara”, sino alla Cattedrale di Molfetta, luogo cult del trascorso molfettese del vescovo salentino.

E quel giovane a cui don Tonino infondeva coraggio è diventato il primo ad aver percorso il cammino con tanto di passaporto del pellegrino di cui andare fieri.

martedì 3 Novembre 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 9:16)

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Donato Rana
wellcom
3 anni fa

Don Tonino, Don Tonino !!! quanta mercificazione del tuo nome