Nel secondo centenario della nascita di Fedor Dostoevskij, una lettura di Julia Kristeva. «Con gli occhi inchiodati su L’idiota, mio padre me ne aveva sconsigliato la lettura: “Distruttivo, demoniaco e vischioso, lascia perdere!”. Come al solito, ho disobbedito ai consigli paterni, e mi sono immersa in Dostoevskij. Ne sono rimasta abbagliata, sopraffatta, inghiottita».
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Saranno ospitati:
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Augusto Ponzio Professore Emerito, ordinario di Filosofia e Teoria dei Linguaggi dell’Università di Bari “Aldo Moro”
nSvetlana Kouzmenko interprete e traduttrice Istituto di Alti Studi Ssml Carlo Bo – Bari
ncoordina Alberto Altamura docente di Storia e Filosofia dei Licei “Einstein / da Vinci” Molfetta
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L'evento si terrà sabato 20 marzo, alle ore 17,00 presso la sede del ghigno e sarà visibile al link: https://join.skype.com/hEfG36ikupiV
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n"Le ragioni per non perdere questa serata sono riconducibili alle tre ragioni addotte da Kristeva per leggere Dostoevskij oggi: «La prima ragione è il confronto con la questione della morte, tornata forse alla nostra attenzione dopo la pandemia e il confinamento. Da atea mi rendo conto di quanto il nostro umanesimo si sia costruito su un’idea di uomo trionfante, ottimista, in opposizione a una visione dell’umanità mortale preferita invece dalle religioni che hanno capitalizzato sulla consolazione e le promesse illusorie dell’aldilà. Dostoevskij era ossessionato dalla morte e trova la forza di sopravvivere nella scrittura, ma tutti abbiamo la possibilità di trovare in noi una risorsa simile. La seconda ragione per leggere Dostoevskij oggi, nell’era dei tweet e dei messaggi brevi, è la sua frase interminabile, ricca, la capacità di trovare una sorta di godimento attraverso il linguaggio. Infine, Dostoevskij ha messo in scena la psicopatologia umana, dalla pedofilia al femminicidio. Le sue figure femminili sono coraggiose, degne, rifiutano la schiavitù e
nl’essere considerate oggetti sessuali. Nasatas’ja Filippovna precorre il movimento meToo” . Nel suo libro Polylogue (1977), Kristeva inserisce una sezione intitolata etica della linguistica” dove dimostra che non si può fare responsabilmente – il che vuol dire davvero scientificamente – Linguistica senza mettersi in ascolto del linguaggio letterario", le parole del docente Alberto Altamura
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