L’ultima tappa del viaggio alla scoperta delle torri molfettesi ci conduce verso Bisceglie dove sorgono le due vedette costiere Torre San Giacomo e Torre Calderina e altre costruzioni dell’epoca che, a differenza delle due sentinelle di pietra a pochi passi dal mare, sono per lo più torri residenziali. Un tempo a queste si affiancava Zappino che sorge nell’omonima contrada, lì dove tradizione voleva che i molfettesi trascorressero e degustassero la scarcella e altre prelibatezze la domenica dopo Pasqua.
Oggi, Zappino appartiene geograficamente a Bisceglie, ma restano testimonianze storiche di altre torri dal passato glorioso.
L’Eremo Pezzasapone, alto dieci metri, fu costruito nel XII secolo; composto da due piani, non presenta alcun elemento difesa, pertanto si pensa ad uno scopo residenziale. Curiosità circa il nome: in questo eremo pare abitasse un frate in solitaria e tale figura era solita produrre e confezionare sapone con olive, mandorle ed altre erbe che andavano ad aromatizzare il tutto. Ciò è testimoniato da un focolare, presente al piano terra, adibito a cucina e laboratorio, mentre nel piano superiore sorgeva il dormitorio. Bellissimo il panorama sul mare ammirabile dalla torre, un tempo ebbe funzione di cenobio che dipendeva dall’ospedale di San Filippo e San Giacomo, fondato dai benedettini nel 1143 nei pressi di cala San Giacomo.
Costruita in pietra locale e alta tredici metri, Claps San Martino è una struttura di due piani, eretta nel XII secolo. Anch’essa non presenta segni di difesa, ma altri elementi come una chiesetta rurale e tutta la struttura è cinta da mura che comprendono anche un giardino. Nei secoli scorsi è stata sede di un convento di benedettini e il nome deriva dalla chiesetta annessa, intitolata a San Martino, arricchita dal cognome Claps per testimoniare il passaggio di tale famiglia nel XVII secolo.
Una delle torri più antiche di Molfetta, invece, è Chiusa della Torre, che radica le origini nel IX secolo. Alta 18 metri, composta da due piani, presenta forma irregolare. Oggi restano pochi rudere, ma in passata erano distinguibili due costruzioni poste ad angolo e cinta da un muro dove vi era un’edicola votiva raffigurante la Madonna dei Martiri. Il nome deriva dalla torre che sorge in una chiusa naturale e veniva anche denominata “Turris Furcata” per ricordate i bizantini che nell’848 issarono delle forche per amministrare la giustizia. Divenuta masseria fortificata nel tempo, appartenne alla famiglia Filioli.
Non molto distante, ecco Il Casale, struttura alta quindici metri e costituita da due piani. Fu costruita nel XVII secolo lì dove sorgeva il Casale di San Primo, di cui rimangono solo le fondamenta. Soprannominata anche come Villa Pansini o Casale de Schigghie”; soprannome dei Pansini, più che l’aspetto di una torre vanta le forme di una villa settecentesca anche se la porta di accesso al giardino reca la data 1719 e su un angolo esterno del casale sorgono tre mensole che sostenevano una torretta di controllo e di difesa