Cultura

“La Sant’Allegrezza è musica che unisce una comunità”

Angelo Ciocia
Associazione Culturale Musicale Francesco Peruzzi
"Un suono che impari ad ascoltare sin da bambino e che ti porti dietro per tutta la tua vita ovunque tu sia"
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Folclore e tradizione, a Molfetta, vanno di pari passo con la fede. Ogni evento religioso porta con sé una precisa connotazione culinaria. Ogni ricorrenza porta con sé il proprio bagaglio di tradizioni e rituali. Ogni festività richiama a sé un suono, una musica. E Natale non è esente da questi connubi tra più sfere che convergono tra loro e creano un’unica grande, magica atmosfera.

“Il periodo natalizio così come il periodo quaresimale/pasquale sono per il popolo cristiano cattolico i momenti più importanti della fede. Due periodi totalmente diversi ma che comunque vengono vissuti con la stessa passione dal popolo credente e non”, le parole di Fabio Ciocia, Presidente Associazione Culturale Musicale Francesco Peruzzi.

Periodi capaci di riunire il cattolico praticante e il semplice appassionato di tradizioni. Come? Grazie a una serie di rituali che, quest’anno, verranno a mancare. Un cestino vuoto per Natale. Perché la signora, la patròene, che di solito, riempiva il canestro “de re còese bòene” quest’anno non riuscirà a regalare i suoi dolcetti al meraviglioso gruppo che è andata ad alleviarle la solitudine con la bellissima Santa Allegrezza.

“Questo sarà un anno particolare con tante rinunce e con tante mancanze una di quelle sarà non sentire le note della nostra amata Santa Allegrezza per le vie della città – prosegue Fabio Ciocia – Una musica del popolo e per il popolo che proprio come le musiche della tradizione popolare della quaresima vengono dalla strada. La Santa allegrezza è una musica che unisce una comunità. Puoi essere credente o meno ma se per strada ascolti per caso quelle note e sei molfettese sai perfettamente di cosa si tratta. Riconosci quei suoni e allora ti senti sicuramente parte integrante di una comunità. Un suono che impari ad ascoltare sin da bambino e che ti porti dietro per tutta la tua vita ovunque tu sia”

Quel senso di comunità che spesso dimentichiamo quando ignoriamo le restrizioni e la situazione di emergenza. Una condizione che ci ha privato di tante piccole cose. Ma molto importanti, proprio come la Santa Allegrezza.

“La storia di un popolo la si può raccontare attraverso le battaglie, le conquiste, attraverso le riforme ma anche e (soprattutto io direi) attraverso le sue tradizioni. Certamente quest’anno rinunciare alla Santa Allegrezza è come rinunciare ad un pezzettino di storia di ognuno di noi”, il commento del presidente dell’Associazione Culturale Musicale Francesco Peruzzi.

Ma mai come in questi momenti, guai a gettarsi nello sconforto. La testa va al domani e a come sarà la “Sant’Allegrezza” del domani o la musica popolare pasquale della prima volta post covid. “Per il futuro, che mi auguro sia quanto prima prossimo, dobbiamo far tesoro di queste mancanze che ormai possiamo dire si protraggono da quasi un anno, apprezzando maggiormente le nostre tradizioni e i sacrifici che tutti gli artisti e le associazioni locali fanno per la nostra città e non solo”, l’augurio di Fabio Ciocia.

E per quest’anno la Sant’Allegrezza non sarà così allegra e festosa. Sarà intima e riservata, relegata a delle cuffie, per l’ascolto in solitaria, o allo stereo per l’ascolto familiare. Sarà un periodo di avvicinamento al Natale diverso. Senza “chènistre de re còese bòene” e con i rintocchi della mezzanotte anticipati come da decreto. Ma sarà pur sempre Natale. E canteremo, comunque tutti, l’amata Sant’Allegrezza.

lunedì 14 Dicembre 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 8:20)

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