Perché gli altri non possono avere la mia educazione? Perché non provare a dare una mano, una piccola mano, per cambiare le cose? È la domanda che da qualche anno frullava con insistenza nella testa di Federica Poli, e che da qualche settimana si è trasformata in impegno e missione autentici.
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Federica, 22 anni e un corso di studi in Mediazione linguistica e interculturale all’Università di Bari, è diventata tra le ambasciatrici italiane di “One”, organizzazione non profit di carattere mondiale, conosciuta, tra le altre cose, per essere stata cofondata da Bono, degli U2, e finanziata da Bill Gates. Guarda alle realtà più povere del mondo, in particolare all’Africa subsahaariana, ma in generale a tutti i Paesi sottosviluppati.
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Essere ambasciatori (sono 40 in tutto in Italia, solo 2 in Puglia) significa molto. Vuol dire mettere in piedi campagne, interloquire con le istituzioni, farsi portavoce di idee e progetti. Vuol dire fare “advocacy”, ovvero confrontarsi con governi e istituzioni affinché le proposte di One divengano progetti concreti.
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Il percorso per tagliare questo traguardo ha previsto una prima chiamata e un colloquio per capire se le attitudini fossero quelle giuste. “Hanno voluto verificare – afferma Federica – che conoscessi la lingua inglese e le tematiche di cooperazione internazionale, e sono riuscita a superare le selezioni”.
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Avrà fatto la differenza, tra le altre cose, la conoscenza non solo dell’inglese, ma anche di francese, russo e tedesco. Merito del liceo linguistico e delle diverse esperienze all’estero, per esempio come ragazza alla pari a Bruxelles, o nel progetto “Intercultura” in Lettonia. Merito soprattutto di una spiccata sensibilità e della straordinaria voglia di dedicarsi all’altro.
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“Dall’anno scorso – prosegue Federica – ovvero da quando seguii un incontro universitario a Bari, mi colpii One. Mi colpii la vocazione a essere “fattivisti”, l’idea, che sposavo in pieno, di dare un aiuto a chi non ha possibilità di istruirsi. Mi sono concentrata sui diritti umani, per provare a cambiare la realtà delle cose”.
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Superata la prova iniziale, l’8 marzo (non casualmente Giornata della donna) Federica è stata a Roma per il lancio della campagna “Girls count”. Sono stati incontrati parlamentari, tra cui la vicepresidente della Camera Marina Sereni, ci si è confrontati con persone, sono stati esposti temi e obiettivi, snocciolando cifre che lasciano di sasso. Come i 130milioni di ragazze nel mondo che reclamano il loro diritto all’istruzione.
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A fine anno, poi, ci sarà un summit a Bruxelles tra tutti gli ambasciatori europei per fare una verifica e capire se e quanti risultati sono stati raggiunti. Fino ad allora per Federica sarà tempo di rimboccarsi le maniche, portare le proposte nelle “stanze dei bottoni” e spingere affinché divengano impegni veri e propri.
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Ci vorrà coraggio e dedizione, ma la ragazza molfettese ha accettato con il cuore la sfida. “Ero da sempre molto legata ai bambini in generale – conclude – e ho fatto altre esperienze di volontariato, entrando in situazioni in cui i bambini quasi non sanno cosa voglia dire vivere. Sono entrata nei “refugee camp” a Bari e ho collaborato per il sostentamento di famiglie africane. Sin da allora mi colpivano i loro sorrisi improvvisi, anche per le cose più banali. Ricordo come se fosse ieri quando si innamorarono di una mia bambola, che per loro era una cosa incredibile, pur essendo rovinata”.
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Ora, con “One”, potrà lottare per rendere meno incredibile ogni piccola cosa. In fondo la vera battaglia è proprio questa.
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Ad maiora!!!