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La “Pietà” e “Cristo nell’orto del Getsemani” a Taranto per “Facies Passionis”

La Redazione
La Pietà
Dall'1 al 4 febbraio, assieme ad altri dieci simulacri delle confraternite pugliesi
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DodicinSimulacri, custoditi gelosamente da dieci tra le principali Confraternitenpugliesi, in una mostra dedicata alla pietà popolare a Taranto, dall’1 al 4nfebbraio 2018. Facies Passionis – I Volti della Passione è un itinerarionartistico-teologico-spirituale sulla Passione del Signore, promosso dall’arciconfraternitandel Carmine di Taranto. Due, sono le statue che vi prenderanno parte danMolfetta.

Pernla prima volta in mostra, la Pietà di Giulio Cozzoli ed il Cristonnell’orto del Getsemani, raggiungeranno la città dei due mari, per costituirenuna ideale Via Crucis nella Chiesa dell’omonima confraternita. Una vianpulchretudinis che raduna le statue maggiormente oggetto della fede e dellandevozione della Puglia, espressioni della pietà popolare della Settimana Santa,ntesoro inestimabile della nostra regione. «Un momento di riflessione –naffermano gli organizzatori – attraverso l’espressione creativa di tantinartisti che, nel corso dei secoli, si sono cimentati nel plasmare i Voltinespressivi e bellissimi di Gesù».

Anrispondere all’invito del sodalizio tarantino l’arciconfraternita della Mortendal Sacco nero ed il Museo diocesano di Molfetta, inviando i gruppi scultoreindella Pietà e del Cristo nell’orto del Getsemani. Il primo, resonceleberrimo dalla ineguagliabile plasticità di Giulio Cozzoli che nel 1908nsostituì il Cristo, è il culmine della Settimana Santa molfettese, chiudendo lanprocessione del Sabato Santo. L’altro, pur non essendo propriamente una statuanprocessionale, indirettamente rimanda all’apertura del triduo con lanprocessione del Venerdì.

Lanscultura del Manzo – cartapestaio leccese capace di meritarsi il marchio realendi Casa Savoia – proviene infatti dalla chiesa di San Bernardino, dove aglininizi della seconda metà dell’ottocento fu inviato quanto restava del cinquecentescongruppo di eguale soggetto di proprietà dell’Arciconfraternita di Santo Stefano.nSostituito dall’attuale scultura del napoletano La Rocca, il simulacro fun“adottato” dalle suore del vicino nosocomio cittadino che usavano esporrenl’opera il primo venerdì di quaresima. Resosi inutilizzabile, probabilmentenagli inizi del novecento, fu sostituito dalla cartapesta oggi esposta nellanstruttura museale diocesana.

«Unnplauso all’iniziativa dell’Arciconfraternita del Carmine – esprimono il neoneletto priore del gemellato sodalizio molfettese, Onofrio Sgherza, ed il padrenspirituale don Ignazio Pansini – per aver ideato un’iniziativa così importantene significativa».

L’inaugurazionenavverrà presso il MarTa con l’intervento dei vescovi delle diocesi coinvolte,nmentre l’esposizione nella Chiesa del Carmine sarà fruibile dalle 9 alle 22 dinciascun giorno. Sino al 4 febbraio, quando è prevista una celebrazionenconclusiva e l’intervento dei Sodalizi. Per l’occasione, domenica 4 febbraio,nl’arciconfraternita della Morte organizzerà un pullman per garantire a tutti infedeli che vorranno visionare l’importante evento di poter raggiungere Tarantoncon un mezzo organizzato. Per informazioni e adesioni è possibile rivolgersinogni sera dalle 19 presso l’Oratorio attiguo alla Chiesa del Purgatorio anMolfetta.

Sinrinnova, dunque, il rapporto di collaborazione tra la confraternita e lanstruttura museale diocesana, foriero negli ultimi anni di numerose iniziativentese alla valorizzazione dell’arte quanto della devozione molfettese.

giovedì 18 Gennaio 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 18:24)

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