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Rendiconto amministrazione dello Stato, la dichiarazione di voto di Azzollini

La Redazione
Antonio Azzollini
Il Senatore ha posto l'accento sul peggioramento di tutti i saldi: oltre al saldo netto da finanziare
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Tra le dichiarazioni di voto per il rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2016, a rappresentare il gruppo di Forza Italia è stato il Senatore Antonio Azzollini. Il Senatore ha posto l’accento sul peggioramento di tutti i saldi: oltre al saldo netto da finanziare, peggiora il ricorso al mercato e si dimezza l’avanza primario, mentre la spesa corrente appare fuori controllo.

“Signora Presidente – ha detto –i colleghi del mio gruppo parlamentare, i senatori Mandelli e Ceroni, già questa mattina si sono soffermati sulle ragioni per le quali il nostro gruppo voterà contro l’assestamento di bilancio che oggi ci viene presentato. Non vi è dubbio che questo voto contrario è anche, come è già stato detto, molto preoccupato. Se ci si sofferma sui dati portati dalla legge di assestamento, si capisce che la situazione della finanza pubblica italiana non è sotto controllo.

Si è già detto che il saldo netto da finanziare, quindi uno dei saldi fondamentali, rispetto al disegno di legge di bilancio 2017, è aumentato, quindi è peggiorato, in termini di competenza per 17,4 miliardi e ciò è molto grave, ma è ancora più grave perché peggiora di più in termini di cassa ed ammonta ad oltre 20 miliardi di euro. È del tutto evidente che il peggioramento della cassa rispetto alla competenza continua ad indicare una spesa corrente che aumenta ed è fuori controllo. Questo è il dato di fondo che emerge da questo bilancio e dice che non soltanto il saldo netto da finanziare peggiora, ma peggiora tutto: peggiora il ricorso al mercato, che è naturalmente la differenza tra le entrate finali ed il totale delle spese e quindi significa che dovremo ricorrere di più all’emissione di titoli e dunque al debito. Soprattutto, peggiora l’avanzo primario: tutti ricordano che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del 2000, una bandiera del centrosinistra era quella di aver migliorato l’avanzo primario. Non è qui il caso di vedere perché allora migliorò, ma intanto questo era ritenuto uno dei segnali di buona finanza pubblica. Bene: l’avanzo primario peggiora, addirittura si dimezza. Voglio ricordare che l’avanzo primario è quell’indice che immediatamente riverbera sul debito ed è uno degli indici che segnalano la possibilità di migliorare il rapporto debito-PIL che è quanto oggi ci chiede l’Europa ma soprattutto è la vera zavorra che frena le possibilità di sviluppo in Italia. L’avanzo primario diminuisce.

Vi è un altro dato che sembra migliore, cioè quello del risparmio pubblico, che è la differenza tra le entrate correnti e le spese correnti al lordo degli interessi pagati. Si capisce che il risparmio pubblico migliora perché il tasso degli interessi sul debito pubblico è in assoluto, in maniera straordinaria, più basso rispetto a tutto il periodo precedente, almeno a mia memoria. E attenzione, che questa favorevole congiuntura seppure fa migliorare il risparmio pubblico, come ho detto prima, non è però capace di migliorare l’avanzo primario ed ecco perché il quadro è francamente e certamente negativo.

Naturalmente, che incrementino le spese correnti è un dato importante. Tali spese aumentano nell’ordine di quasi 3 miliardi di euro: questo significa che abbiamo ancora una situazione della spesa corrente che non è sotto controllo. E, quasi beffardamente, signora Presidente e colleghi, sembra che aumentino le spese in conto capitale e allora ci si illude, pensando che sia una fortuna, perché, ad una prima lettura, sembra siano spese relative agli investimenti. No: viene considerata spesa in conto capitale anche l’acquisizione di attività finanziarie. Ed ecco l’aumento di 20 miliardi perché, come sapete, sono stati necessari 20 miliardi per affrontare i problemi bancari in Italia. Quindi, a prescindere dal fatto che siano o non siano utili – probabilmente sì – quei 20 miliardi non sono un aumento della spesa in conto capitale per investimenti, sono soltanto spese necessarie per venire incontro ad una emergenza finanziaria del Paese. Le acquisizioni di attività finanziaria vengono classificate come spese in conto capitale ed ecco l’aumento di tali spese, mentre, in verità, ormai le spese per investimenti, addirittura, stancamente, continuano a diminuire, perché sono già ridotte non al lumicino, ma a pochissimo.

Ed allora è sufficiente, come diceva stamattina il vice ministro Morando, quel sentiero stretto per rimettere in piedi l’Italia? No. Io credo che non sia possibile. C’è bisogno, invece, più che di un sentiero stretto di una veduta larga, di un vero cambiamento di rotta, di un Governo che abbia il coraggio di fare alcune cose importanti che limitino grandemente la spesa corrente e diano agli investimenti pubblici, che sono compito del Governo, un significativo aumento. È vero, sono d’accordo con il vice ministro Morando sul fatto che l’insieme delle misure per le industrie – ammortamenti, crediti d’imposta ed altro – sono state, in questo momento, degli elementi positivi, che hanno in un certo modo contribuito alla ripresa che in questi mesi si sta verificando, ma, attenzione, ci sono molti indicatori che dicono che l’attuale ripresa non ha carattere strutturale e comunque la nostra ripresa è largamente inferiore a quella dei nostri competitor europei. Allora perché sono necessari una veduta larga e un cambiamento di rotta?

Faccio solo un esempio, relativo agli investimenti pubblici. C’è un grafico che mette i brividi in chiunque lo legga: nel 2016 le somme appostate per gli investimenti pubblici sono state di gran lunga maggiori che negli anni precedenti, ma le somme spese sono state di gran lunga minori, addirittura in valore assoluto, rispetto a quelle precedenti. Ed ecco la veduta larga: non è che forse quel complicatissimo meccanismo del nuovo codice degli appalti, che si sussegue a quello precedente e che non si sa come vi si sovrappone, è davvero uno degli elementi che frena il tradursi dell’appostamento di bilancio in investimento concreto e quindi in occupazione, lavoro e ricchezza? Non è che quel profluvio di autorità, semiautorità e ultrautorità, che riteniamo debbano dare una patente di legittimità a tutto, in realtà non frenano i meccanismi di corruzione, anzi frenano soltanto gli investimenti buoni? Non è che – mi si scusi la parafrasi un po’ semplice – buttiamo solo il bambino e nemmeno l’acqua sporca?

Questo dato, che non emerge molto chiaramente in statistiche, fa davvero rabbrividire: la veduta larga significa togliere lacci e laccioli. Significa creare un complesso di economie esterne che favoriscano gli investimenti pubblici, quelli privati e contribuiscano ad attrarre quelli esteri. Solo questo può contribuire seriamente alla ripresa dello sviluppo in Italia in maniera strutturale.

Con quel sentiero stretto e queste manovre di assestamento, che denotano ancora un uso largheggiante di spesa corrente rispetto alle necessità di una finanza pubblica sana e che promuova invece esclusivamente lo sviluppo, non ci siamo proprio. Ed è per questo che il Gruppo di Forza Italia voterà contro la proposta di assestamento”.

venerdì 15 Settembre 2017

(modifica il 29 Luglio 2022, 23:26)

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