Spettacolo

Edoardo Bennato, l’artista “favoloso” al Puglia Outlet Village

Luigi Caputi
Edoardo Bennato a Molfetta
Uno spettacolo entusiasmante, che ha stupito grandi e piccoli
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Un tuffo in un tempo e in uno spazio altri, né odierni né passati; un approdo nell’isola che non c’è presente intimamente in ognuno di noi. Edoardo Bennato ha incantato e reso fiabesca la già di per sé pittoresca cornice del Puglia Outlet Village.

Il concerto gratuito di ieri sera è stato come un lungo abbraccio inter-generazionale: nell’arco di poco più di due ore il cantautore napoletano ha riattraversato dagli esordi ai più recenti lavori la sua intera parabola artistica. Dagli anni sessanta dei primi successi sino ad oggi e ad ora è un attimo.

Il cantore dei sogni immortali e universali di bambini più o meno giovani o anziani scavalca ogni barriera ed entra nel cuore di tutti. Coinvolge indistintamente, senza discriminazioni e rigide appartenenze, per contaminazioni e fusioni, nello stile e nei temi, nella forma e nel contenuto della sua arte.

Come nella vita, così nelle canzoni e nell’ultimo concerto. La misteriosa mai doma energia dell’artista settanduenne ha fatto risplendere di poesia l’elegante contesto, ha aggiunto quel pizzico di polvere magica, quel quid genuino e ben calibrato di peter-panismo, alla spensieratezza di una serata di mezza estate.

Le avvolgenti melodie disegnate dall’armonica, il vibrante suono della chitarra, il ruggente e dolce timbro di voce sono state le armi con cui Bennato ha esibito e veicolato i polemicamente pacifici e filantropici messaggi dei suoi brani. Non c’è stato un oggettivo picco emozionale della serata, perché la partecipazione e l’entusiasmo del pubblico sono stati costanti; l’intensità del sentimento collettivo è parsa non venire mai meno.

Immancabilmente da brividi è stata, tra le prime del concerto, la performance de “L’isola che non c’è”. Ma quella dell’Outlet Village non è stata esclusiva vetrina dell’Edoardo più conosciuto e cantato a memoria, quello de “Il gatto e la volpe” e di “Fatti mandare dalla mamma”. C’è stata infatti l’occasione di scoprire e analizzare, attraverso continui interventi parlati dello stesso cantante, l’integrità di uomo e artista, l’amore per il Sud e l’attenzione alle tematiche sociali attuali in Italia e in tutto il mondo.

Dopo “Quando sarai grande” e “La fata”, “Il mio nome è Lucignolo” e ”In prigione”, è stata aperta una parentesi autobiograficamente napoletana, legata alle origini culturali e geografiche del cantautore. Quest’ultimo si è rivelato in questa fase unico nel suo genere, capace come pochi altri connazionali di dar vita ad un blues italiano talmente potente da diventare rock, senza mai perdere leggerezza e sinuosità di fondo. La platea molfettese ha assistito a “Napoli 55”, canzone che deriva il suo titolo dal numero civico della via in cui nacque Bennato e che descrive con vena intimistica e nostalgica la periferia industriale di Bagnoli.

Altri pezzi di ambientazione partenopea cantati ieri, come “Vendo Bagnoli” e “Sotto Viale Augusto che ce sta”, evidenziano invece l’impegno e talvolta la vis polemica dell’artista nelle questioni politico-urbanistiche relative alla sua terra natale.

Meno impegnato, decisamente più irrazionale e viscerale, è il tributo a Diego Armando Maradona, celebrato ne “È asciuto pazzo o padrone”. Con “La luna”, “Ogni favola è un gioco” e “Rinnegato”, Bennato ha potuto esaltare la propria versatilità tematica e strumentale, mantenuta sempre ad un livello di elevatissima qualità.

La recentissima “Pronti a salpare” (del 2015) ha portato poi sulla scena del centro molfettese messaggi particolarmente attuali. In nome delle sua consueta e costitutiva solidarietà mediterranea e meridionale, con un sentimento che si fonda su una matrice locale per estendersi illimitatamente in ogni direzione, l’artista italiano pronuncia all’interno di questo brano frasi di apertura e sostegno in favore dei più deboli, degli ultimi.

Propone- di contro alla tendenza alla chiusura economica, politica, sociale e mentale- la soluzione del reciproco navigare, dello scambiarsi beni e esperienze, del vicendevole salpare gli uni verso gli altri. “Al di là di ogni egoismo e retorica- ha detto ieri- nel nostro futuro ci dovrà essere il compito di affrontare e risolvere i problemi del Terzo mondo e di qualunque altra parte del pianeta che si trovi, come in passato anche noi ci siamo trovati, in condizioni di estrema povertà o di guerra”.

Le ultime due canzoni, “Il rock di capitan Uncino” e “Venite tutti a Nisida”, hanno infuocato con il loro travolgente ritmo la bollente serata agostina. “Liberatevi- ha affermato in chiusura di concerto il cantore delle Notti magiche- da tutto. Dal passato e dai pregiudizi, dalle vostre convinzioni e dai vecchi dischi.” Edoardo Bennato parla come un bambino al bambino nascosto in ogni ascoltatore. Le sue isole non ci sono ma potrebbero esserci, i suoi sogni non sono fuggevoli evasioni, bensì proiezioni in avanti e salti vitali in un futuro possibile e realizzabile.

lunedì 6 Agosto 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 11:09)

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