Calcio

Entusiasmo e piedi per terra. L’equilibrio di Angelo Carlucci e il suo Don Uva

Luigi Caputi
Angelo Carlucci
L'analisi razionalissima dell'allenatore dei biscegliesi, primi della classe in Prima Categoria
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Mai accontentarsi. Potrebbe essere il segreto per raggiungere il trionfo. Di certo è la filosofia alla base della favola Don Uva Bisceglie, il pensiero trasmesso alla squadra gialloblu da un condottiero carismatico.

Angelo Carlucci, uno dei migliori giocatori partoriti nella culla molfettese negli ultimi vent’anni, non sta perdendo tempo per lasciare il segno anche nella veste di allenatore.

La sua compagine, da neopromossa, è al momento la prima forza del campionato di Prima Categoria. Ieri pomeriggio, in casa contro il fanalino di coda Giovinazzo, ha dominato in lungo e in largo.

In virtù del 4-1 finale, si è mantenuta in vetta e si è portata a quota 47: non male, per una squadra che nello scorso settembre ha avviato la sua stagione con l’ambizione di salvarsi.

Domenica dopo domenica, vittoria dopo vittoria, punto dopo punto, gli uomini di Carlucci sono passati da inseguitori ad inseguiti, hanno finito per trovarsi laddove per vedere qualcuno è necessario guardarsi indietro.

Eppure, a sentir parlare Carlucci, se non si conoscesse l’ordine della graduatoria, si penserebbe ad un momento complesso e persino critico. “Bella vittoria sì- ha affermato ai nostri microfoni il molfettese– ma non dobbiamo illuderci. Siamo una squadra che ha bisogno di andare sempre al massimo, di correre e aggredire. Questi attimi di felicità non devono allontanarci dalla retta via. Guai a cullarci su questo momento. Il campionato continua, i nostri rivali non perdono terreno, noi siamo rimaneggiati e non ci troviamo nel periodo più brillante della stagione”.

Lo Sporting Apricena, seconda classificata del girone A, continua infatti a vincere e resta a sole due lunghezze di distanza. Peraltro, nelle sette partite che mancano alla fine del campionato, il calendario sembrerebbe favorevole ai foggiani. Ma il tono stanco e quasi amaro del commento post partita di Carlucci è dovuto principalmente ad un altro motivo. Davide Cataldo, uno dei tanti molfettesi in squadra, perno fondamentale della difesa biscegliese e autore di un gol nella partita di ieri, a pochi minuti dal triplice fischio è dovuto uscire dal campo per un infortunio: frattura scomposta del gomito e serio rischio di operazione.

Cataldo, oltre ad essere un ottimo difensore- ha detto il tecnico gialloblu– è un ragazzo speciale. Si fa sentire senza perdere mai eleganza e pulizia negli interventi e nelle parole rivolte a compagni e avversari. Sarà dura senza di lui. Alla fine della partita siamo andati in ospedale e siamo rimasti tutti al suo fianco. Siamo una famiglia, e il nostro rapporto va ben al di là del terreno di gioco”.

L’elemento che fa la differenza nella squadra di Carlucci sembra essere proprio lo spirito di gruppo, la coesione affettiva prima ancora che tecnico-tattica. “Al termine di ogni gara- ha detto l’ex centrocampista della Molfetta Calcio– che si vinca, si pareggi o si perda, passiamola serata insieme in pub, sorridiamo, scherziamo, ci divertiamo. Nessuna squadra del girone A può vantare un gruppo così affiatato. Siamo al primo posto per questo, ma anche perché non ci fermiamo mai. Abbiamo un pessimo campo, del tutto inadatto al fraseggio e al gioco palla a terra, ma in compenso riusciamo spesso a correre più degli avversari. Il nostro preparatore atletico, Tobia Tridente (altro molfettese e altro ex giocatore nella società), è il top che si possa avere in Prima Categoria. Non so se le compagini nostre rivali possano godere di un lavoro valido quanto il suo”.

Disincantato e disilluso, pur senza aver perduto il primato, Carlucci sa bene quanto sarà difficile vincere il campionato, è conscio di non essere alla guida della squadra più attrezzata e in forma. Il suo pragmatismo calcistico ha un quid di riflessivo e sentimentale, è l’inevitabile frutto di lucide valutazioni. Quasi mai il giovane tecnico ha potuto disporre della sua rosa al completo, e non sempre ha potuto lavorare sulla tattica e sulla qualità. “Vuoi per una ragione vuoi per l’altra- ha detto- siamo spesso rimaneggiati. Ma devo ringraziare i ragazzi, che non sono pagati né professionisti, che vengono ad allenarsi al buio del campo del Don Uva alle dieci di sera dopo una lunga giornata di lavoro. Pretendo che ognuno di loro dia tutto, ma conosco i loro limiti e li rispetto. Dobbiamo fare di necessità virtù, continuare ad impegnarci: non nascondiamo di non disdegnare il tanto bistrattato schema palla lunga e pedalare. In queste categorie il bel gioco serve fino a un certo punto”.

Espresso da un ex calciatore dilettantistico che ha girato per anni tra campionati e paesi pugliesi, un simile pensiero risulta piuttosto credibile. Il Carlucci giocatore già lasciava presagire una futura compatibilità con il ruolo di allenatore. Regista arretrato o mediano, all’occorrenza difensore, sempre lì nel mezzo come canta Ligabue, dava consigli a tutti, guidava i più giovani, apprendeva le indicazioni dei tecnici- “Ho avuto la fortuna- ha detto- di essere allenato da massimi intenditori di calcio come Nicola Ragno, Pasquale De Candia, Riccardo Di Giovanni e Angelo Terracenere. Tuttora mi confronto con queste persone e chiedo loro consigli. Mi dicono di essere meticoloso e attento ad ogni dettaglio”.

Incontentabile e grato, ragionevole e caparbio, né ottimista né catastrofico, sorridente ma preoccupato per la prosecuzione della stagione. Equilibrista tra opposti, Carlucci ha sin qui trovato la formula vincente per far volare il Don Uva.

lunedì 12 Marzo 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 15:58)

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