Attualità

La nuova vita della Chièse Nöève. “Ma se ci lasciate soli, non serve a nulla”

Angelo Ciocia
La Chiesa nuova
Parola ai residenti del quartiere. La parrocchia punto di riferimento di un rione di 5mila molfettesi
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Si scrive Immacolata, si legge “Chièse Nöève”. Perché, se risulta difficile datare la nascita del rione che abbraccia, attualmente, quasi 5 mila anime, è più facile collocare la nascita della comunità parrocchiale dell’Immacolata per dare l’incipit al luogo. Era il 1837 e, l’allora vescovo Costantini, in visita pastorale alla chiesa San Gennaro, si rende conto del gravoso carico di lavoro per quella comunità. Iniziano peripezie, ma prende forma la “Chièse Nöève”, la chiesa dell’Immacolata, ottenuta anche attraverso l’impegno della confraternita dell’Immacolata che, nei primi anni dell’Ottocento, aveva avuto problemi con il sodalizio del Monte di Pietà per l’utilizzo di spazi comuni della parrocchia San Bernardino.

Nasce, quindi, intorno alla chiesa una nuova idea di rione, quartiere. Si fonda, inizialmente, sui principi del sodalizio confraternale e inizia ad abitare la nuova chiesa.

“Non voglio essere di parte, ma la parrocchia e Casa Emmanuel sono il punto di riferimento per la vita comunitaria del rione, il luogo dove la gente si ferma e sosta”, le parole del parroco della comunità dell’Immacolata, don Nico Tempesta.

Una comunità che vive ancora quel senso di appartenenza alla parrocchia e al suo rione. Sono 380 gli aderenti all’Azione Cattolica, cuore e fulcro delle attività parrocchiali, ma sono anche tanti i musulmani, gli indù e gli ortodossi. “Il quartiere si caratterizza per la presenza di una popolazione eterogenea – spiega Antonio Carabellese, presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale – Con le sue povertà materiali, la comunità è pronta a mettersi in gioco e a mostrare i valori. E’ vero, nel quartiere mancano palazzi colorati e accoglienti, ma in queste strade vivono e hanno vissuto persone che hanno cercato di dare una svolta al futuro dei propri figli. Insomma, un rione forse povero, ma ricco di valori”.

Ricco di valori che si radicano nelle persone che abitano il quartiere sin dalla prima infanzia. “La parrocchia, ma soprattutto la dimensione educativa dell’Azione Cattolica, soprattutto nei piccoli all’ACR, offre un prezioso punto di riferimento. La chiesa, l’incontro di ACR diventa occasione di socialità e di relazione – spiega don Nico – Lavoriamo con i ragazzi per inculcare questo concetto del bene comune”.

Quel bene comune che troppo spesso pare essere un vocabolo sconosciuto a queste latitudine. “Se c’è una sparatoria a Piazza Paradiso e un giovanissimo resta gambizzato, è giusto concepire la marcia della pace di gennaio dell’Azione Cattolica in quel luogo”, continua don Nico.

E se la parrocchia e le associazioni ad essa connesse offrono uno spunto educativo e formativo, c’è comunque ancora tanto da lavorare. “Ci sentiamo soli nella dimensione educativa, non vogliamo che questo quartiere abbia etichette – le parole di Antonio Carabellese – Ci sono attività commerciali, gente che ha voglia di lavorare, ma questo posto è noto ai molfettesi per affari di altro genere”. Simile il pensiero del parroco don Nico. “Il rione ha bisogno di essere educato e la parrocchia da sola non può farcela. Uno dei punti di forza del quartiere è proprio la presenza di piccole attività commerciali che hanno lavorato tanto durante questa emergenza sanitaria viste le chiusure dei grandi centri commerciali – spiega il sacerdote – Manca però l’educazione civica, manca l’intervento educativo che può dare l’amministrazione e le istituzioni. Dispiace avere etichette addosso perché c’è un tessuto sociale con grandi valori”.

Un intervento educativo che si rende ancor più necessario ora che proseguono i lavori per rendere il quartiere meno di serie B. Da qualche mese, gran parte del rione è un cantiere a cielo aperto: si lavora per una “Chièse Nöève” ancora più nuova, bella e splendente. “Concepiamo questo luogo come un’opportunità di aggregazione e una crescita: se le persone ci terranno e avranno senso civico, allora questa opera avrà un senso; in caso contrario saranno state risorse inutili”, il commento del presidente di AC parrocchiale

Schiette e sincere le parole di don Nico che si sofferma non solo sulla piazza, ma anche sui 30 parcheggi che presto saranno restituiti al rione. “Mi piace pensare che non saremo più cittadini in fuga da questo quartiere, persone dal parcheggio selvaggio, quattro frecce lampeggianti che fanno un servizio al volo e vanno via. Questa riqualificazione urbana ci aiuterà a recuperare il piacere di fermarsi, a dare un senso di normalità e di ordine, non solo urbanistico, ma soprattutto relazionale – le parole del parroco, che prosegue – “Ci vediamo in piazza”, con questa semplice frase si comunica all’amico che l’incontro avverrà nel solito posto. Questa frase indica precisamente cosa è una piazza: il luogo dell’incontro, lo spazio privilegiato, dell’amicizia. Agli amministratori di questa città dico: non basta fare una piazza, bisogna aiutare a mantenerla. Quel contenitore che è la piazza va riempito di gente. E solo insieme, parrocchia e istituzioni, possono lavorare sull’educazione civica delle persone”.

Dalla “fuga” dall’ormai stracolma parrocchia di San Gennaro, allo storico presbiterio di don Mauro Gagliardi. Circa 170 anni di vita, ma adesso il nuovo inizio con la nuova piazza. Una sorta di “Chièse Nöève” 2.0.

lunedì 25 Maggio 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 14:44)

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LAZZARO GIGANTE
LAZZARO GIGANTE
3 anni fa

Un bellissimo intervento, sotto il profilo civico ed educativo, della Parrocchia.