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Fabrizio D’Elia e il covid in Sardegna: “Noi sardi non siamo i nuovi untori”

Angelo Ciocia
Fabrizio D'Elia
"Gli adulti devono essere un esempio e non attaccare i giovani. I sardi hanno rispettato tutte le regole, i turisti meno"
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Quindici agosto, quindici settembre. Trenta giorni di fuoco per la Sardegna, trenta giorni in cui la bellezza delle spiagge, delle tradizioni e della cucina sarda diventano, letteralmente, contagiose. Quest’anno l’ha fatta da padrone il coronavirus, tanto che è stata resa necessaria l’ordinanza regionale che impone il test sierologico a chi vorrà entrare nell’isola.

“Agosto per la Sardegna è periodo importante per il massiccio afflusso di turisti. I locali sono strapieni e la movida la fa da padrone. Faccio parte della schiera di persone che non attribuiscono agli altri, in particolar modo ai giovani, tutte le colpe dei comportamenti considerati borderline per l’incolumità fisica della collettività – le parole di Fabrizio D’Elia, molfettese trapiantato ormai da anni in Sardegna – Ritengo che gli adulti debbano fare un serio esame di conoscenza in merito alle responsabilità che hanno nei confronti dei processi educativi riguardanti i ragazzi”.

Uomo di sport, docente e genitore, Fabrizio D’Elia, vive in Ogliastra da circa trenta anni. Conoscitore della Sardegna a vocazione turistica, analizza in toto il periodo pandemico del lockdown e il mese horribilis della sua regione.

“Da docente delle scuole superiori, non fatico ad ammettere che la scuola insieme alla principale agenzia educativa rappresentata dalla famiglia sono in profondissima crisi. Invece di limitarci a giudicare, quasi sempre negativamente i comportamenti dei più giovani, dovremmo analizzare con maggiore senso di responsabilità i motivi che spingono i ragazzi ad adottare stili comportamentali differenti dal nostro modus operandi e soprattutto individuare le giuste strategie fondamentali per guidarli nel loro processo di crescita. Ecco, il ruolo del genitore spesso risulta inadeguato al compito, per cui tutti noi adulti abbiamo la necessità di svestirci dai panni di giudici, per cercare di comprendere sino in fondo le cause che spesso spingono i nostri figli ad assumere comportamenti da noi ritenuti irresponsabili”, il suo commento.

Uno sguardo, nel dettaglio, poi verso la Sardegna. “Il popolo sardo è fatto di gente onesta, disponibile, accogliente e, grazie ai doni ricevuti da madre natura come mare montagna, negli anni è riuscita a trasformare queste fantastiche opportunità in concrete occasioni di lavoro. Essendo a forte vocazione turistica, è intuibile come l’attuale emergenza sanitaria, abbia inciso negativamente sulla stagione appena trascorsa”, il suo commento.

Poi la difesa al popolo sardo, balzato agli onori della cronica per i crescenti casi di positività. “Dal punto di vista comportamentale, i residenti hanno sempre rispettato le misure prescritte dal Governo, mentre i turisti le hanno disattese, mettendo a repentaglio la propria salute, ma anche quella dei sardi. In questo marasma, tv e giornali, hanno dipinto la Sardegna i sardi come gli untori del virus e nell’ultimo mese ha provocato una pioggia di disdette verso le strutture ricettive. La Sardegna non ha mai disdegnato l’accoglienza dei turisti, ma ha solo invitato al rigoroso rispetto delle norme”, il parere di Fabrizio D’Elia.

Infine, uno sguardo sul suo cavallo di battaglia, lo sport. “Non mi riferisco ad un discorso puramente economico, ma lo sport ha pagato uno dei prezzi più alti in seguito alla pandemia: ritengo lo sport un’agenzia educativa e fondamentale per la crescita sociale e umana dei ragazzi – le parole di Fabrizio D’Elia – La mancata pratica sportiva ha inciso negativamente sulla testa dei giovani e degli sportivi. Fermo restando che la salute ha priorità assoluta, i vari responsabili politici hanno trascurato l’importanza della pratica sportiva. Mi sarei aspettato qualcosa in più, sempre nel pieno rispetto delle regole. Si è data la possibilità di frequentazione a bar, ristoranti, lidi e, pur comprendendo le valide ragioni economiche, spesso hanno disatteso il rispetto delle norme a cui dovevano attenersi. Adesso, in Italia, ma anche in Sardegna, seppur lentamente si sta cercando di mettere in moto la macchina sportiva, nel pieno rispetto di alcuni protocolli federali che ne disciplinano l’attività”.

Scuola, sport, famiglia, palestre di vita e scuole di socialità. Ambiti che vive costantemente Fabrizio D’Elia, molfettese trapiantato in Sardegna. La terra del mare cristallino e delle spiagge deserte incontaminate. Ma anche la terra della movida sfrenata, dipinta dai mass media. “Noi adulti dobbiamo essere di esempio”, giramondo dello sport, con un passato da pallavolista e un’escalation nel mondo del calcio come preparatore atletico.

martedì 15 Settembre 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 10:48)

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