Cultura

La Domenica delle Palme, tra ieri e oggi: c’era una volta la “Palma benedette”

Angelo Ciocia
La domenica delle palme
In antichità quando la ragazza riceveva dal proprio ragazzo o dalla suocera la palma benedetta abbellita dalle "fettucce" o da "u brellòque", questo significava convogliare a nozze
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L’ultima domenica di Quaresima serve da traghettatrice verso la Settimana Santa. E’ la Domenica delle Palme: la liturgia cattolica racconta il trionfale ingresso di Cristo a Gerusalemme con la folla che acclamava Gesù sventolando rami di palma.

La liturgia di quest’oggi farà riflettere i fedeli sulla passione, infatti il Vangelo odierno racconta gli ultimi istanti della vita del Signore. Ma non è una festa “triste” per la religione cattolica, infatti il paramento dei sacerdoti sarà di colore rosso, anziché il tipico viola quaresimale, come nelle principali feste liturgiche.

Un monito per credenti e non. Con la Domenica delle Palme non termina la Quaresima: nonostante si entri nella Settimana Santa, la Quaresima termina il Giovedì Santo, dove ha inizio la Passione di Cristo. Passione che a Molfetta fa rima con tradizione, aprendo lo scenario alle suggestive e meravigliose processioni.

A tavola attenzione a non sbagliare pasto. Siccome si sta entrando nella settimana in cui si ricorda la morte del Signore, è doveroso il rispetto. Il che tradotto significa evitare la carne animale, per cui durante la Domenica delle Palme è solito fissare un menù a bare “marinara”. Al contrario di tante altre festività religiose, Molfetta non ha un proprio piatto tipico o una prelibatezza culinaria per l’occasione. Basta solo il rispetto del “divieto di carne”, che per un popolo marittimo come quello molfettese, non è certo un dispiacere.

Ma come tutte le feste un piccolo aneddoto esiste sempre: nella cultura barese, tanto tempo fa, esisteva la “Palma benedette”. Una ramoscello di ulivo che serviva per fare pace quando si era in collera con qualcuno. Ma un ramoscello di ulivo che assumeva il ruolo di pegno d’amore: la tradizione voleva che se la fanciulla ricevesse in dono una palma benedetta abbellita o dal proprio ragazzo oppure dalla suocera, questo era sinonimo che le nozze erano vicine. E per convogliare a nozze la palma veniva abbellita dalle “fettucce”, ovvero nastrini colorati, oppure da “u brellòque”, quella che noi oggi chiameremmo bigiotteria. Una sorta di proposta semiufficiale, senza anello, ma con la stessa valenza.

E poi un’altra credenza tutta del territorio barese, per cui Molfetta non era esclusa: guai a distruggere il ramoscello di ulivo. Qualora il ramoscello fosse distrutto, questo era una iettatura per la casa. E con tutti gli scongiuri del mondo, il ramoscello veniva gelosamente preservato.

Tradizioni che ormai non esistono più. Oggi è sempre il trionfo dei ramoscelli di ulivo. Un po’ ovunque. Dalle principali piazze della città ai sagrati delle varie parrocchie. Preparate dai fedeli o dalle associazioni. Simbolo di pace, ma anche simbolo di festa.

Ma senza pegno di amore. Per buona pace di tanti fanciulli.

domenica 14 Aprile 2019

(modifica il 29 Luglio 2022, 4:01)

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