Cultura

Il 9 e 25 agosto torna il festival “Molfetta in Prosa”

La Redazione
Molfetta in prosa
Torna la seconda edizione del Festival di teatro di prosa organizzato dalla compagnia "Il Carro dei Comici", con la direzione artistica di Francesco Tammacco
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Il grande teatro di prosa, con nomi di prestigio della scena italiana e due titoli che affondano le radici nella drammaturgia dell’antichità latina e in quella classica francese del diciassettesimo secolo. «Molfetta in Prosa», il festival di teatro di prosa sostenuto dal Comune di Molfetta, torna per la seconda edizione nel 2019, con la direzione artistica curata da Francesco Tammacco e l’organizzazione della compagnia «Il Carro dei Comici». Il Teatro di Ponente di Molfetta (via Enrico Fermi 11) sarà l’ideale location per la messa in scena dei due titoli previsti, con inizio alle 21,15: venerdì 9 agosto «Anfitrione» di Plauto, con Debora Caprioglio e Franco Oppini (regia di Livio Galassi), e domenica 25 agosto «Tartufo ovvero l’impostore» di Molière, spettacolo con la regia di Andrea Buscemi. Info e prevendite all’ufficio INFO POINT di Molfetta (Via Piazza 27), 351.986.94.33 – 349.238.08.23, costo biglietto 10 euro a spettacolo (abbonamento a 18 euro per entrambi).

«Anfitrione» di Plauto andrà in scena nella sua unica tappa pugliese estiva: un intramontabile classico del teatro di tutti i tempi che si svolgerà su un grande schermo bianco su cui vengono proiettate le ombre, una scenografia essenziale ma emozionante, e delle musiche intense affidate a Luciano Francisci. La produzione è firmata dall’associazione culturale Teatroper in coproduzione con SiciliaTeatro. Nel cast, oltre ai protagonisti Debora Caprioglio e Franco Oppini, ci sono Barbara Bovoli, Tonino Tosto e Enzo Casertano, per la regia di Livio Galassi.

Al centro della trama Giove che, preso d’amore per Alcmena, ha assunto le sembianze del marito di lei, Anfitrione, mentre costui combatte contro i nemici della patria. Gli dà manforte Mercurio, travestito da Sosia, il servo di Anfitrione; egli si prende gioco, al loro ritorno, del servo e del padrone. Anfitrione fa una scenata alla moglie; e i due rivali si danno l’un l’altro dell’adultero. Poi si scopre il tutto. Quindi, Alcmena dà alla luce due gemelli. Sul palco, dunque, ad attrarre il pubblico, gli dei dell’Olimpo, per coinvolgerlo con la spudorata beffa che solo una divina perversione può architettare. A danno dell’ignaro Anfitrione, di cui Giove ha preso l’aspetto per sostituirsi a lui nel talamo nuziale, accanto alla bella Alcmena; protetto però dalla sadica complicità di Mercurio, che ha assunto le sembianze del servo Sosia. Plauto dà sfogo alla sua fantasia quando Anfitrione ritorna vittorioso dalla guerra, dando libera uscita al “gioco dei doppi”: al centro della scena gli equivoci, lo smarrimento di identità che conduce a contemporanee alienazioni. La trama si complica, fino al più esilarante, inestricabile parossismo che solo il “deus ex machina” riuscirà felicemente a sbrogliare. Uno stile elevato ma d’impatto, una trama complessa ma resa con competenza adatta ad un pubblico ampio che saprà anche generare la risata, e magari una riflessione. I costumi sono curati da Annalisa Di Piero, mentre la suggestiva performance di luci ed ombre, dal vivo, è realizzata da SilviOmbre. L’aiuto regia e l’organizzazione sono di Ludovica Costantini.

Quanto a «Tartufo ovvero l’impostore», è uno spettacolo di Andrea Buscemi, con lo stesso Buscemi, Livia Castellana, Martina Benedetti, Francesco Tammacco, Pantaleo Annese, Roberta Grenci. La pièce ha debuttato alla Versiliana Festival di Marina di Pietrasanta, e porta in scena uno dei capolavori del grande drammaturgo francese.

Chi è Tartufo? Un parassita, uno sfruttatore, un ipocrita, falso come Giuda, bigotto, baciapile, odioso. Ha un losco passato (lo scopriremo al termine della commedia) che mantiene, però, ben nascosto a tutti, sotto il manto del cristiano-cattolico, devoto ad oltranza agli insegnamenti di santa madre Chiesa. Il falsone si è introdotto a casa del ricco Orgone dove la fa da padrone, amatissimo da lui e dalla madre di lui, la signora Pernelle, acida e bacchettona, e invece inviso, temuto, disprezzato dal resto della numerosa famiglia. La cui famiglia è composta da una moglie di nome Elmira, la figlia di lui Marianna, una servetta simpatica, intelligente e impertinente, Dorina, e infine la vecchia suocera, la signora Pernelle. A questi si aggiunge Valerio, un onesto ragazzo fidanzato di Marianna.

La storia è composta da pochi spunti: Orgone si lascia a tal punto abbindolare dal falsone Tartufo da volergli dare in sposa la figlia Marianna (già promessa in precedenza a un altro) e da decidere di nominarlo erede di ogni sua sostanza. Partendo da questo piccolo assunto, Molière costruisce un capolavoro del teatro “leggero” europeo: “leggero”, non comico, perché di comico c’è ben poco in Tartufo. È un’opera di accusa verso la nobiltà francese. Tartufo rappresenta l’ipocrita che vive sotto la devozione religiosa e affettiva, ma che in realtà vuole solo trarre vantaggio dalla fiducia concessagli, per poi tradirla. Non a caso Molière, durante una rappresentazione della commedia davanti al Re, affermò che «la commedia deve correggere gli uomini divertendoli».

venerdì 2 Agosto 2019

(modifica il 29 Luglio 2022, 1:04)

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