Spettacolo

Gio Evan: “Io e Molfetta: la sua lingua unica e le mie radici nella strada”

Antonio Aiello
Gio Evan
L'artista molfettese parteciperà alla prossima edizione di Sanremo: "La vedo come un meraviglioso raduno familiare"
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Emozioni, gioia, anche un’inevitabile sensazione di spaesamento. Sono sentimenti che troveranno equilibrio scendendo la scalinata del teatro Ariston di Sanremo, per un’esibizione davanti a milioni di telespettatori che decreteranno il successo o la bocciatura di un brano. Poche ore ancora, e tutto il paese si fermerà dimenticando (almeno per un po’) i problemi e le inquietudini degli ultimi tempi.

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La 71esima edizione della kermesse canora parlerà un po' molfettese con l’esibizione di Giovanni Giancaspro, meglio conosciuto con il nome d’arte Gio Evan con il brano “Arnica”. “In realtà è mio padre ad avere un rapporto intimo con Molfetta – dichiara al nostro giornale – essendo nato e cresciuto lì. Io sono romagnolo, vesto dentro Rimini, ho sangue conciato da miscele, considerando che mia madre è francese. Non ho radici, credo, perlomeno non le sento, non sono un regionalista, né nazionalista. Io non sono di qui, non sono di questa terra, mi ci ritrovo sopra, la amo, ma non appartengo a niente. Di Molfetta però porto nel cuore la sua lingua unica, vocabolo raro. Negli incontri occasionali con mio padre, esigo che lui mi parli come questa terra ha insegnato.”

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Un tuffo nella pancia della sua storia, in quel passato che ha posto le radici del suo talento e ora lo vede, orgogliosamente, sbocciare. “L'anagrafe – prosegue – segna la mia nascita qui, ma è per via di un viaggio, non per via di stabilità”. La dimensione del viaggio, peraltro, che ha caratterizzato profondamente il suo percorso. Quasi un valore aggiunto. “Se per valore intendiamo la sua origine etimologica, ovvero valere, credo valga davvero tutto – ci dice – Io sono un gran figlio di valigia, ho le spalle a forma di zaino, il cuore a forme di piede. Sono cresciuto in strada, ma non tanto per dire, nella strada vera. Vengo da lì, per me ha il valore stesso che attribuisco alla vita”. 

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La sua musica è cantautorale, eppure arriva dritto alle persone. Scava nel profondo, ma piace anche sulle pagine dei social. Lui in realtà non si stupisce di questo. È il potere della musica. Il pentagramma che diventa battito di cuore. “Siamo pieni di cantautori che hanno colmato le affinità delle genti – è il suo commento – Da Ciampi a De André, da Gaber a Battisti, siamo i migliori in Italia, anzi, loro sono i migliori.  Non so sinceramente perché la mia musica riesca a raggiungere le persone, credo che un po' centri con il fatto che io mi ascolto davvero molto, ho una relazione intimissima con me stesso, mi dedico molti spazi e tempi. Credo che questa mia attitudine crei una rete di intersecazione con gli altri umani. Chissà”. 

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Ma come nasce questa sua passione per la musica? “Nasce ascoltandola, sono un grande ascoltatore, – ci racconta l’artista – e l'amore non si può ricevere e basta, a un certo punto senti che è arrivato il turno di farlo tu, e quindi inizi a darti. Sanremo? Lo vedo come un meraviglioso raduno familiare, che avviene una volta all'anno. Sono solo grato di poter partecipare a questa riunione d'arte”.

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sabato 27 Febbraio 2021

(modifica il 28 Luglio 2022, 6:00)

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