Spettacolo

“Milioni di sogni”, il musical di Ananke conquista la Cittadella degli artisti

Pasquale Caputi
"Milioni di sogni"
In scena il circo di Barnum, con tutte le sue contraddizione. Alla fine vince il messaggio: non esistono persone diverse, ma diversi modi di liberare il proprio talento
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La leggerezza dell’essere non solo può essere sostenibile. Ma può addirittura essere un valore aggiunto, se induce alla valorizzazione delle potenzialità, all’accettazione di se stessi. Persino all’orgoglio della propria diversità. “Milioni di sogni”, il musical andato in scena ieri e domenica alla Cittadella degli artisti, ha calibrato perfettamente l’arco della propria forma per scoccare la freccia acuta della sostanza di un messaggio eterno: l’abilità non sta nei lineamenti di un volto o nella bellezza del fisico, ma nelle vibrazioni del cuore e nella capacità di dare senso e peso al proprio talento.

Trasmettere questo messaggio era proprio l’obiettivo dell’associazione culturale “Ananke”, giovane eppure già radicata, al punto da aver fatto il pienone di spettatori e di applausi in entrambe le serate. Sul palco è stata raccontata la storia di Phineas Taylor Barnum, l’imprenditore cui si deve, nel corso del XIX secolo, l’autentica rivoluzione del modo di concepire lo spettacolo circense. Per la prima volta, con lui, in modo talvolta ingegnoso, talaltra spregiudicato, finiscono animali esotici e personaggi dalle bizzarre fattezze. I cosiddetti “freaks”, quelli che cinicamente molti avrebbero considerato “fenomeni da baraccone”, spettacoli umani cui dare luce della ribalta per la morbosa curiosità che avrebbero generato. Tutto in nome dello show business.

“Milioni di sogni”, come ogni spettacolo che si rispetti, non ha voluto esplicitamente puntare il dito su cosa fosse giusto o sbagliato, ma ha fornito al pubblico gli strumenti per dirimere una controversia morale, dal confine al contempo labile e marcato: concedere spazio artistico alle diversità (la tipica donna barbuta, per esempio) significa trasmettere il messaggio democratico che tutti quanti sono uguali di fronte all’arte oppure volgere in proprio favore l’(in)umana tendenza del bullo che si fa beffe del più debole? Nel corso dello stesso musical a volte sembra prevalere un aspetto, a volte l’altro. E lo stesso Barnum sembra faticare a trovare il giusto equilibrio tra ambizione, senso del potere, machiavellico realismo e umana partecipazione alle sorti e ai dolori della propria squadra. Una squadra che, a dirla tutta, era nata con l’obiettivo di coltivare un sogno nel cassetto, e che a un certo punto pareva aver vinto la sua sfida. Ma lì, sul più bello, nonostante gli sforzi persuasivi della moglie Charity, l’imprenditore sembra staccarsi da se stesso e si tuffa nell’abisso della ricerca della notorietà e del successo, costi quel che costi. Nemmeno la prudenza e gli sforzi del socio Phillip Carlyle lo convincono che a volte, piuttosto che inseguire le chimere, sia più opportuno valorizzare l’esistente.

Alla fine vince il paradosso: a descrivere in modo tangibile il senso profondo delle cose saranno le sventure fisiche (l’incendio dell’American Museum), quelle economiche e soprattutto le parole convinte e convincenti dei suoi uomini e delle sue donne. Saranno i “freaks”, nel musical di Ananke, a dirsi orgogliosi della strada percorsa. Proprio quella strada li ha portati a sentirsi come tutti, a vincere il timore del confronto con la quotidianità. Erano fornitori di risa, sono diventati attori più bravi della vergogna.

“Milioni di sogni”, che trae spunto da “The greatest showman”, ha avuto il senso di un piccolo gioiello. La regista Mara Angeletti ha guidato il suo team nella realizzazione di un musical in cui danza, canto e recitazione si sono fusi mirabilmente. Lo spettatore è stato catapultato in una realtà vecchia di due secoli, ma pure nell’attualissima condizione di dover scegliere tra ambizione spregiudicata dell’imbonitore e istinto solidaristico del filantropo. Alla fine vincerà quest’ultimo, che a dirla tutta sarà pure foriero di successo, perché gli chapiteaux di Barnum diventeranno l’architrave del circo del futuro.

Con il suo “Milioni di sogni”, Ananke ha dato voce e movimento alle lunghe e appassionate ore di laboratori che l’associazione culturale propone nella sua sede in via Molfettesi d’Australia: piccoli, giovani e grandi che, guidati da insegnanti specializzati in ogni ambito del musical, coltivano il loro sogno (e cosa sennò) di diventare performer. A loro sono andati gli applausi convinti del pubblico, che nell’antivigilia di Natale ha trascorso un paio d’ore speciali: occhi sgranati e orecchio teso a cogliere le sfumature della trama. Alla fine, comunque la si veda, vince il diverso. È la donna barbuta, assieme a quelli come lei, a prendersi la scena. Non perché brutti e attraenti come i “mostri” del film horror. Solo perché più forti di se stessi come i veri fuoriclasse. Messaggio ricevuto: Ananke, Mara Angeletti e i suoi talenti hanno fatto centro.

martedì 24 Dicembre 2019

(modifica il 28 Luglio 2022, 20:36)

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